Ammetto di averci preso gusto e, a fine report fotografico mi piace tirare le somme, facendo un recap delle foto più suggestive e sognatrici. Pensare di essere nel cuore dell’Asia Centrale, lontano dal mare, “lontano da casa”, in territorio straniero immerso in una cultura tanto diversa dalla propria, è già di per se una cosa sufficiente per respirare emozioni nuove.
Ma se mi dovessero chiedere: quali sono stati i momenti più comici o “emozionali” del viaggio, che sicuramente ricorderò? Come li rappresentarei con una foto?
Mi piace ricordare spesso questa frase, perchè secondo me è il fulcro di tutto.
Potete trovare l’indice dei post del viaggio in Uzbekistan a questo link.
In questo post invece parlo di alcune basi culturali necessarie ad approcciarsi e per capire a fondo la cultura uzbeka.
Il Turkmenistan
Si guarda a quel che deve essere ancora esplorato con occhi più sognanti ed illusi — secondo lo stesso principio per cui “l’erba del vicino è sempre più verde”.
Per questo ogni volta che il sole tramontava — non potevo fare a meno di pensare alle lande “oltre il confine”, quel confine sigillato ed impossibile da valicare, popolato da cultura inacessibile e lingua incomprensibile.
Terra per cui anche chiedere il visto è, di per sè, un viaggio.
La notte in iurta
Il solo nome rievoca popolazioni lontane che parlano lingue sconosciute negli angoli più remoti e complessi da raggiungere del pianeta — nel cui viaggio si rimandano le più grandi gesta e compromessi che una persona possa compiere.
Dormirci all’interno è stata la realizzazione del sogno di una vita.
Lontano da tutto e da tutti, a centinaia di chilometri dal centro abitato più vicino, immerso in un’aria fresca ma grave, in cui nemmeno le onde radio si avventurano.
Il cimitero delle barche
Lontane dal loro habitat naturale ormai da decenni — invecchiate dal tempo e dalle intemperie — undici scafi giaciono sul fondo di quel che era il mare che un tempo solcavano, in Moynaq.
Giaciono immobili, silenziosi, ordinati ed allineati — come l’ultima onda di mare le ha disposte prima di salutarle per sempre.
Il Registan
Dove un tempo un piazzale di sabbia individuava dove montare la bancarella su cui disporre le merci provenienti da ogni angolo del mondo — oggi si ergono maestose tre strutture che delimitano esattamente quel fazzoletto di terra su cui si tenevano gli scambi di merce, cultura ed idee.
Ai lati la Madrasa dell’immortale Ulug Beg e di un suo successore; al centro il Palazzo d’Oro.
Insieme delimitano la piazza di Samarcanda, probabilmente la più suggestiva dell’Uzbekistan ed icona del Centro Asia famosa in tutto il mondo.
La piazza del Registan.
Il tramonto
Per nove volte durante il viaggio ci siamo fermati, tra le 17:30 e le 18, ad ammirare il tramonto: uno degli eventi più scontati, vecchi e banali del mondo eppure mai così magico come durante il nostro viaggio.
Gli edifici in mattone risplendono e riverberano i raggi del sole, resi infuocati durante il loro passaggio attraverso gli strati di polvere sollevata dagli eterni venti desertici, all’orizzonte.
L’alba
L’alba sulle rive del Lago d’Aral ha più i contorni dell’impresa che del quadro.
Non ci stupisce nei colori (simili a qualunque alba sulle rive del mare) — quanto per quel che rappresenta.
Rappresenta la riuscita di un’impresa che, fino a qualche giorno prima, progettata alla luce della lampada della scrivania, sognata, letta, desiderata — sembrava impossibile.
Essere lì, quella mattina, ad aspettare l’alba ha più il sapore di rivincita verso se stessi.
I minareti
In ogni città in cui passerete ci sarà un minareto, ovvero una torre ornata a nicchie da cui il muezzin richiama per cinque volte al giorno il popolo alla preghiera.
Un’unica funzione per tutte le città — incarnata da forme e dettagli diversi.
Spesso ne incontrerete più di uno per città.
Le madrase
Luoghi di culto — equivalenti agli istituti superiori — in cui gli studenti vivevano ed imparavano le scienze umane (la lingua araba, la religione islamica) e la matematica, sotto gli insegnamenti di un capo religioso.
Solo col tempo però iniziarono ad espandere i campi di interesse — diventando istituti di livello accademico.
I cammelli
Animali emblematici e locali degli scenari desertici della zona, veri mezzi di locomozione, un tempo essenziali per l’economia stessa.
In confronto ai loro antenati oggi potrebbero quasi definirsi sedentari.
Nel centro di Bukhara o nella porta Est di Khiva troverete delle statue con dei cammelli rappresentanti le vecchie carovane.
Chevrolet-stan
La prima cosa che colpisce, vagando per le vie delle città uzbeke, è la tipologia di macchina.
Chevrolet è l’auto di stato e, durante la vostra permanenza, avrete la possibilità di imbattervi (e salire a bordo) delle più disparate generazioni di auto (di cui, in base alla vostra età, probabilmente ignoravate perfino l’esistenza)!