Uzbekistan: verso Khiva. Il deserto del Kyzyl Kum e le cinque fortezze

Ep. 4

Bukhara e Khiva distano circa 450km l’una dall’altra e sono separate da una lunghissima strada a scorrimento veloce che attraversa il deserto del Kyzyl Kum — parallela al percorso dell’Amu Darya – che funge da limite geografico di confine tra Uzbekistan ed il misterioso Turkmenistan.

Da Bukhara a Khiva

Distanti circa 450km — tra le due città si stende immenso ed indifferente il deserto. Paesaggi monotoni e ripetitivi, polvere, essenzialmente il nulla. Il primo giorno a Tashkent, cogliendo al balzo la disponibilità del personale dell’hotel, oltre al biglietto Samarcanda-Bukhara abbiamo dato uno sguardo ai collegamenti via treno alla tratta Bukhara-Khiva.

Tempo di viaggio: 10 ore. Costo per due passeggeri: 220ooo sum (circa 20€).

Unico problema: il treno partiva alle 4:20 dalla stazione Bukhara 1.

L’idea di doverci svegliare alle 3 del mattino per essere alle 4 in una stazione dell’Asia Centrale a vagare alla ricerca del binario giusto non mi allettava per nulla, anzi.

Le alternative

Motivo per il quale decidiamo di affidarci ad un’agenzia di driver trovata su un blog straniero e riportata, a varie riprese, anche su altri siti: Islambek Travel (con sede a Khiva).

L’agenzia mette a disposizione auto e driver privato che ci porterà dal punto A (nel nostro caso l’hotel di Bukhara) al punto B (l’hotel di Khiva).

Lavori in corso lungo la strada
Lavori in corso lungo la strada

Il listino delle prestazioni è abbastanza ampio — e comprende, tra le varie cose:

TrattaPrezzo
Khiva-Bukhara (o viceversa)59$
Khiva-Bukhara via 2 castelli69$
Khiva-Bukhara via 5 castelli79$
Daytrip a Muynak (da Nukus)59$
Daytrip a Muynak (da Khiva)79$

Optiamo per la tratta Bukhara-Khiva con incluso il tour delle 5 fortezze al costo di 20$ oltre il normale costo e 2 ore in più di viaggio.

Preventivate quindi l’intero giorno per questo giro, a patto di partire estremamente presto.

Cosa che ovviamente noi non abbiamo fatto perchè abbiamo dovuto attendere alle 9 l’apertura della Kapital Bank in centro a Bukhara per poter cambiare altri soldi in quanto da quel momento in poi non ne avremo più avuto la possibilità.

Facciamo il pieno di metano e siamo pronti a partire.


Avendo una vaga idea del viaggio e del fatto che con qualche difficoltà avremo trovato nel mezzo del deserto un ristorante che soddisfacesse i nostri gusti — prepariamo anche questa volta dei panini con formaggio e salsiccia (tipologia di animale non pervenuta) come avevamo già fatto nella tratta Samarcanda-Bukhara

Il deserto del Kyzyl Kum

Si estende indifferente e brullo tra Kazakhstan, Turkmenistan e Uzbekistan.

Il suo nome significa sabbia rossa ed è rappresentato da una piana coperta da dune sabbiose.

Strada del Kyzyl Ku,
Strada del Kyzyl Ku,

Di tanto in tanto intravediamo qualche statua di cammello, ad adornare un paesaggio altrimenti monotonamente ripetitivo.

Eppure — seppur tutto uguale — è affascinante nella sua ripetitività, nella sua aridità ed austerità.

Durante la pausa pranzo, rombi di camion intervallano quella che è la voce del deserto: non si odono suoni caratteristici, se non lo stesso rombo dei camion in arrivo o in allontanamento.

Il sole è piacevolmente caldo.

Il pranzo

Lungo stada incontriamo numerose stazioni di servizio, alcune anche molto grandi e dall’aspetto carino con tanto di ostelli per i viaggiatori e piazzale pavimentato: delle vere e proprie cattedrali nel deserto.

Ma ovviamente noi non ci fermeremo in una di queste che ha la parvenza esterna un minimo decente; ci fermeremo invece in uno stabile costruito nel nulla, con un traliccio arrugginito che svetta di fronte e nessun’altra cosa nel raggio visibile dell’occhio umano.

Pranzo lungo la superstrada
Pranzo lungo la superstrada

All’interno alcuni avventori consumano un pasto, e sono molti di più delle auto parcheggiate di fronte. Dall’altra parte della carreggiata, numerosi camion riposano sotto il sole, in mezzo alle nubi di polvere che il vento senza ostacoli solleva di tanto in tanto.

Da fuori non ispira per nulla.

Ringraziamo di aver preparato alcuni panini e mangiamo al di fuori della caffetteria, tra una folata di polvere desertica e l’altra, sollevata ora dal vento ora dai camion che passano — in una e nell’altra direzione.

Prima però ci serviamo della toilette — la cui direzione è subito individuata non da segnaletica ben piazzata ma dall’odore che emana.

Anche se descritto come ho fatto sembrerebbe un’esperienza pessima — è stata estremamente divertente. In fondo, tutto fa parte del viaggio, e vivere questo genere di esperienza era ciò che — in fondo — desideravamo.

Torre ripetitrice nel deserto
Torre ripetitrice nel deserto

Il confine col Turkmenistan

Osservo la cartina su Google Maps; ad un certo punto dovremmo essere a due passi dal confine turkmeno. Prendo coraggio e con un russo un po’ stentato chiedo al driver se si possa fermare lungo il confine. “Da” — mi risponde — ed aggiunge che si fermerà più in là, perchè la strada sarà esattamento lungo il confine.

Confine armato
Confine armato

Questione di alcuni chilometri, e si ferma.

Ad est il deserto a perdita d’occhio, ad ovest un filo spinato. Timidamente ci avviciniamo — e realizziamo che il filo spinato sia in verità rotto.

Il confine tra i due stati è marcato geograficamente dal fiume Amu Darya e presidiato da delle guardie armate sul versante uzbeko.

Toilet oltre il confine
Toilet oltre il confine

Dei cartelli incontrovertibili avvertono che quello è un confine di stato — e conviene starne alla larga.

Lo sguardo si perde verso ovest, verso il misterioso Turkmenistan.

Le cinque fortezze della Corasmia

La Corasmia è un’immensa regione che si estende lungo il percorso dell’Amu Darya fino al suo (ex) delta nel Lago d’Aral ed è spartita tra Turmenistan, Kazakistan ed Uzbekistan.

La regione a sua volta si suddivide nel Xorazm ed il Karakalpakstan (con capitale Nukus — che visitermo l’indomani diretti verso il lago d’Aral).

Frontiera di ingresso nel Karakalpakstan
Frontiera di ingresso nel Karakalpakstan

L’intera regione era governata dal Khanato di Khiva — uno “stato” dell’Asia Centrale esistito tra il 1500 ed il 1900.


Per l’ingresso ad Ayaz Kala, Toprak Kala e Kizil Kala è richiesto il pagamento di un ticket pari a 10ooo sum (circa 1€).

Guldursun-Kala

Posizione su Google Maps qui.

Non era una fortezza ma una città fortificata — databile intorno il XII secolo d.C.

Prima tappa: Guldursun-Kala
Prima tappa: Guldursun-Kala

Al suo interno sono stati ritrovati numerosi contenitori e strumenti in bronzo oltre a monete. Proprio le monete sono testimoni dell’ultimo periodo del suo utilizzo e ci permettono di datarlo intorno al 1220 — periodo delle invasioni mongole.

Dumon Kala

Posizione su Google Maps qui.

Ha una forma inusuale e per raggiungerlo è necessario camminare parecchio.

L’autista si ferma nel mezzo del nulla e ce la indica da lontano.

Il profilo che si può scorgere è il risultato della sovrapposizione di tre strutture differenti — o meglio di ciò che ne rimane.

Per arrivarci è necessario camminare parecchio nella sterpaglia in quanto nessuna strada per auto porta alla fortezza.

Mucca uzbeka
Mucca uzbeka

Noi ci limitiamo ad ammirarla da lontano, dal terreno di un uzbeko che cordialmente ci ha permesso di accedere nella sua proprietà in auto per ammirarla.

Forno tandori
Forno tandori

Ayaz-Kala

Posizione su Google Maps qui.

Nome noto a tutti gli appassionati di Pechino Express, è sicuramente la fortezza più grande e spettacolare delle tre. Ad onor del vero — non si tratta di un’unica fortezza ma di un complesso di tre fortezze poste su una collina all’estremo est.

Ayaz-Kala
Ayaz-Kala

La fortezza è databile tra il VII e l’VIII secolo d.C.

Nei suoi pressi un accampamento di iurte offre ai turisti l’experience di dormire all’interno di una iurta tipica dei nomadi con view sul deserto e su un laghetto nel mezzo del deserto.

Accampamento di iurte
Accampamento di iurte

Il tramonto sul deserto non dev’essere affatto male.

Sabbia del deserto
Sabbia del deserto

Topraq-Kala

Posizione su Google Maps qui.

E’ datata intorno al II-III secolo d.C. ed era la residenza imperiale dei re della regione del Khorezm. E’ sicuramente la fortezza meglio conservata tra tutte e cinque — con quasi duemila anni sulle spalle.

Panoramica di Topraq-kala
Panoramica di Topraq-kala

Per un breve periodo la fortezza è stata anche usata all’inizio del IV secolo come santuario, poi subito abbandonata ed infine usata come distretto amministrativo per la città.

Tramonto sulla fortezza
Tramonto sulla fortezza

Kyzyl-Kala

Posizione su Google Maps qui.

Originariamente costruita intorno al I-IV secolo d.C. e successivamente abbandonate. Successivamente, intorno al XII-XIII secolo vennero ricostruite e riammodernate alla vigilia delle invasioni mongole.

Ci sono alcune discrepanze su come la fortezza venisse usata nei tempi precedenti — con alcuni studiosi che affermano che venisse usata come rifugio per le truppe.

Khiva

Il nostro è un pit-stop rapido a Khiva — come punto d’appoggio per il viaggio che ci aspetta l’indomani — verso il Lago d’Aral.

Arriviamo a Khiva alle 20:30, dopo oltre 10 ore di auto. Siamo stanchi, demoralizzati e provati dal lungo viaggio. L’idea che l’indomani dobbiamo svegliarci all’alba per partire verso il lago ci mette un po’ di apprensione.

Dove soggiornare

Optiamo, considerate le esigenze, per un albergo in periferia — ed optiamo per il Khiva Palace.

Arriviamo con un certo languorino, avendo consumato giusto due paninetti lungo l’autostrada del deserto.

La fortuna però decide di omaggiarci di una cena luculliana.

Dove cenare

Non distante dall’hotel si trova il Sofra Restaurant. Ci passiamo di fronte in auto — in arrivo verso l’hotel e, per essere un lunedì, è straordinariamente popolato — soprattutto da giovani.

Accanto, una discoteca pompa ai massimi decibel canzoni pop — e ci invoglia ad entrare. Ma sia l’ora, sia la stanchezza, sia l’ansia per il giorno dopo ci fanno desistere.

Mangiamo estremamente bene presso il Sofra Restaurant: il personale è attento, premuroso — ed il cibo estremamente gustoso.

L’hamburger che decidiamo di mangiare ci viene servito insieme a dei guanti in plastica — per non sporcarci le mani.

Unico neo: non vendono bevande alcoliche — quindi per una volta ho dovuto rinunciare alla birra uzbeka ormai d’accompagnamento. Mi son fatto andar bene un tè turco che, contro ogni aspettativa, non era niente male.


Torniamo in hotel e leggiamo la mail di Murad — dell’agenzia Islambek Tour — con le indicazioni per il giorno dopo.

Domani è già qui.

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