Georgia-Azerbaijan

Mestia

Day #2

Ore 6.30. Sveglia all’alba. Da calendario, oggi dovremmo spostarci a Mestia. La valigia non è completamente disfatta e chiuderla è semplice 🤫
Ci documentiamo: per quanto la stazione dei bus sia a poca distanza, ci viene detto che sarà difficile trovare una marshrutka diretta verso l’aeroporto poichè la maggior parte delle persone si reca in taxi…

Mestia è il paese simbolo dello Svaneti, situata sul Caucaso, a 1500mt s.l.m. Ci si può arrivare o via terra ― tramite marshrutka ― o via cielo ― tramite un volo operato da Vanillasky dai principali centri urbani.

Mucche di fronte all’aeroporto tengono ordinato il prato

Non facciamo colazione. Chiamiamo un taxi appena fuori dalla guesthouse e con 15 lari, a bordo di una vecchia Mercedes Classe E verde petrolio ― in 20 minuti ― siamo in aeroporto.

Lì giunti, la perplessità ci attanaglia: che ci fanno così tante persone ammassate a ridosso dei desk check-in? Forse qualche sciopero? 😩
Chiediamo il perché di tanta gente ― la risposta è abbastanza elementare: c’è tanta gente perché ci sono tanti voli in partenza; scrutiamo il tabellone: tre voli.

Sciopero o...?
Sciopero o…?

L’aeroporto è davvero piccolo ma i controlli son precisi e puntuali. 10 minuti e siamo dall’altra parte.

Verso Mestia: il turboelica

Leggerete su altri blog ― italiani ed internazionali ― che la maggior parte delle persone arriverano a Mestia via marshrutka o con auto a noleggio o con driver privato.
In pochi menzionano il collegamento aereo tra Kutaisi e Mestia (e viceversa), operato con un piccolo turboelica da 16 posti da Vanillasky.

I voli da Batumi e da Tbilisi (e viceversa) sono quasi sempre tutti prenotati con largo anticipo (già a Luglio per fine Settembre il sito non restituiva biglietti disponibili). La tratta Kutaisi-Mestia invece apparentemente è meno battuta dai turisti: quando ho prenotato ― a fine Agosto ― c’erano ancora biglietti disponibili.

Il costo del volo ― poi ― è estremamente contenuto: 50 lari (circa 15€) per il volo in partenza da Kutaisi alle 11.30 (al momento della prenotazione era operato solo il Martedì ed il Venerdì a differenza delle altre tratte operate tutti i giorni della settimana), per la durata e le emozioni (😵) che da, sono un prezzo più che accettabile.

Per farvi un’idea ― il ticket da Mestia a Batumi in marshrutka mi sarebbe costato 30 lari per 6+ ore di bus stipato come sardina.

Let L 410 Turbolet ― aereo da trasporto a corto raggio di fabbricazione ceca

Lo stesso turboelica garantisce, ad orari diversi, anche la tratta Natakhtari (Tbilisi) ― Mestia e Batumi-Mestia con rispettive tratte inverse.

Nel biglietto non c’è segnato il vostro posto, nessuno vi darà il benvenuto a bordo, nessuno vi spiegherà che dovete allacciare le cinture, dove e quali sono le dotazioni di emergenza e le uscite 😂

Il pilota sembra decisamente a suo agio. La stessa tranquillità con cui io sto nel divano a guardare la TV 😨.

Finchè non si accendono i motori, e le cose si fanno serie. E quando il gioco si fa duro, il pilota chiude il finestrino ed inizia le manovre di rullaggio.

E poi decolla.

Qui una parte del volo in versione hyperlapse:

Hyperlapse del volo

Ed è un’esperienza unica, volare là sopra. Da brividi se ― come è successo a me ― il giorno ci sarà più di un nodo di vento. E pregherete fino all’ultimo secondo di volo, ad ogni minimo sobbalzo di quel frullatore 🥴

Soprattutto quando ― dopo 20 minuti ― il pilota inizierà nuovamente a scendere di quota alla ricerca della pista dell’aeroporto Queen Tamar in una valle dispersa tra la catena del Caucaso.

Mestia

Atterrati. Sani e salvi.
Atterrati. Sani e salvi.

Fino a qualche minuto prima non ci avrei scommesso, eppure il turboelica ha trovato la via.

Usciamo dall’aeroporto, uno dei più piccoli che abbia mai visto. Una pista di qualche centinaio di metri circondata da rete a cui si accede mediante porta automatica (elettrica). Eppure I controlli di sicurezza vengono fatti con scrupolo.

La prima fase critica del viaggio era stata appena superata. La prima di tante altre.

Ai nostri occhi, in lontananza, Mestia.

All’uscita alcuni driver propongono la corsa per il centro città per 15/20 lari.

Guardiamo su Google Maps: a piedi son circa 2km che si percorrono in poco più di 35 minuti; decidiamo di andare a piedi.

Dopotutto, non abbiamo granchè fretta. Ci incamminiamo.

Il paesaggio che percorriamo è estremamente rado, paradossalmente polveroso, abbandonato. Fatiscente. Passo dopo passo vediamo le torrette della città via via più grandi, fino al ponte di ingresso alla città.

Ci avviamo di buona lena verso il centro, lo attraversiamo e cerchiamo l’affittacamere.
Un po’ nascosto, ma dopo poco lo troviamo. Entriamo.

Niente inglese anche questa volta, solo russo. нет проблем, nessun problema. Ci da e prendo le chiavi, saliamo al terzo piano senza ascensore. L’affittacamere ha una veranda. Mollo i bagagli in stanza e salgo all’ultimo piano.

Veduta dalla veranda all'ultimo piano dell'hotel
Veduta dalla veranda all’ultimo piano dell’hotel

Senza parole. E poi c’è quel fresco che rende più avvincente e combattuta la visuale dei monti del caucaso che imperiosi e senza tempo si sfrangiano sul cielo 😍.

L’aria fresca, lo spazio sconfinato, la sensazione di incontaminato, di inesplorato, di avventuroso riempie gli occhi, i polmoni ed il cuore 🤩.

Tra un’emozione e l’altra, l’ora di pranzo è quasi passata. Rapido controllo su Google Maps alla ricerca del più vicino e meglio votato ristorante, e siamo già seduti ad ordinare.

L’esperienza in tale ristorante rasenta una delle peggiori avute in Georgia: risparmio i dettagli su quanto rinvenuto all’interno del kachapuri onde evitare di rivedere il pranzo del Natale trascorso.

36 ore a Mestia. Cosa fare?

Sono le 16, la giornata volge quasi al termine. Andiamo all’ufficio turistico, chiediamo cosa possiamo fare il giorno e quello dopo. Poche indicazioni confuse: in pomeriggio ― se troviamo un driver ― potremmo tentare di andare verso i ghiacciai (Chalaadi glacier).
Il giorno dopo viene consigliato Koruldi lakes. Ci sarebbero tanti altri spot da visitare (Ushguli), ma il tempo è poco e bisogna scendere a compromessi.

Non troviamo alcun driver per i ghiacciai (e sfido, vista l’ora); decidiamo di tentare la “passeggiata” a piedi, in fondo sono “solo 12km” e il clima lo consente senza sforzi.

Il tragitto prevede di percorrere la strada verso l’aeroporto, lasciarselo alle spalle e proseguire verso un sentiero sterrato.

Andiamo, con passo da bersagliere. E attraversiamo paesaggi e costruzioni apparentemente inabitate ma popolate.

Lungo la via per i ghiacciai
Lungo la via per i ghiacciai

Dopo forse 7km e le ore 17 passate da qualche decina di minuti ― iniziamo ad essere un po’ stanchi; il tempo gioca contro di noi 😕.
Nel tratto in cui siamo arrivati, c’è un leggero traffico di camion che fa la spola tra il fiume ed un cantiere: carica le pietre di cava in prossimità del fiume, e le trasporta in un cantiere, in mezzo alla foresta.

Al secondo camion, scambio di sguardi con l’autista.
Rallenta.
Ci fa un cenno con la testa che possiamo salire.
Si ferma.

In camion a Mestia ― andiamo a comandare
In camion a Mestia ― andiamo a comandare

E decidiamo di salire.

Percorriamo altri 2-3km, a passo lento; poi d’improvviso inizia ad accelerare.

“L’abbiam fatta la *****a” ― penso tra me e me ― “sta accelerando per non farci scendere e chissà dove ci porta”!

Pensieri negativi che durano ben poco: in prossimità di una biforcazione, rallenta fino a fermarsi. Ci dice ― in russo ― che i ghiacciai sono a 3km.

Inizia a fare tardi, la Golden hour inizia a passare. Facciamo pochi metri lungo il percorso, che poco dopo decidiamo di tornare indietro. E fortuna vuole che ― anche al ritorno ― incontriamo lo stesso amico camionista di pochi minuti prima, questa volta carico di pietre. Questa volta siam noi a chiedere un passaggio.

Prima di scendere gli allungo una banconota da 5lari, per sdebitarmi, per ringraziarlo, per offrirgli una birra alla fine di una giornata sicuramente più pesante di quelle di molti altri lavoratori. Ma con umiltà, dignità e rispetto rifiuta.

Ringraziamo, salutiamo e scendiamo.

Sul far della sera

Arriviamo all’entrata di Mestia che son quasi le 20. Le mucche che prima popolavano la strada e tra cui avevamo fatto lo slalom all’andata non ci sono più; rimangono solo i loro escrementi a lungo strada. Il fresco aumenta in maniera decisa.

Decisi più che mai a tornare in hotel e cercare qualche posto in cui cenare da lì, ci imbattiamo in un localino sulla cui terrazza stanno arrostendo. Non resistiamo ed entriamo. E ceniamo.

Se non sapete dove andare ― Lushnu Qor merita una chance.

Mangiamo e beviamo, immersi in un’atmosfera gioviale, felice, folkloristica ― con buon cibo e buon vino a tavola. Esperienza magica forse risultato dall’atmosfera, dal fresco notturno che iniziava a farsi strada, dalle lucine colorate.

Stanchi ma appagati, muoviamo gli ultimi passi verso l’hotel.

Ma le emozioni non erano ancora finite: a Mestia vi potrebbe capitare anche di incontrare ― alle 22 di sera ― autoctoni che nel buio della notte si aggirano con disinvoltura con una scure in mano 😱.

Misterioso uomo a passeggio per il centro di Mestia con una scure
Misterioso uomo a passeggio per il centro di Mestia con una scure

Ed ecco la notte del day #2 in Georgia.

Nel day #3 ci aspetta l’arrampicata sul Caucaso alla scoperta dei laghi di Koruldi. Ma questo ― il giorno prima ― ancora non lo sapevamo…
Se vuoi leggere dei preparativi del viaggio puoi farlo su questo post.
Puoi invece leggere il day #1 qui.


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