Belgrado. Capitale della Serbia. Mai avrei creduto un giorno di visitarla. Non per pregiudizi o altri motivi, semplicemente non ero sufficientemente attratto dal punto di vista turistico per trovare la voglia, il tempo, i soldi e le energie per visitarla.
Ma anche (lo ammetto, con un po’ di vergogna) per i tanti pregiudizi che inevitabilmente si tira dietro: “è pericoloso, è un popolo di ladri, è un popolo di irrispettosi, è un popolo pericoloso, povero e violento”. Questi e tanti altri ammonimenti e consigli mi sono stati dati nel corso del tempo.
Eppure proprio per il velo di finto pericolo che si cela dietro il viaggio, per l’esoterismo, per il non essere main stream, forse per un senso di coraggio nel non volersi tirare indietro di fronte alla “sfida” ― è accaduto per davvero: @francescoserusi ed io, complice il rallentamento psicomotorio indotto dal gulash ― abbiamo prenotato. I soldi nella carta ci sono e ancor prima di essere sicuri che la cosa sia fattibile avevamo già acquistato il biglietto del bus di andata e ritorno per Belgrado.
Sarebbe stato un 24-Hours tour (in cui l’imperativo della missione era vietato dormire) poichè nella serata del giorno successivo ci aspettava il volo che ci avrebbe ricondotto a Cagliari. Quindi in sostanza, una volta giunti alle 14, avevamo solo il pomeriggio e la serata per poter esplorare la città perchè l’indomani mattina all’alba il bus ci avrebbe ricondotto a Budapest.
Come arrivarci e come spostarsi
Ad Ottobre 2019 l’ingresso all’interno della Repubblica di Serbia è permesso con la carta d’identità valida per l’espatrio o il passaporto per i cittadini dello Stato Italiano.
Vi consiglio comunque di dare una controllata al sito viaggiaresicuri.it per essere informati sulle ultime direttive in materia di ingresso nella Repubblica di Serbia
Andata
Consiglio di scaricare in versione offline la mappa di Belgrado per permettervi spostamenti più agili ed intelligenti. Ad Ottobre 2019 la Serbia non rientra tra i paesi in cui il mio operatore (e nemmeno quello del compagno d’avventura) garantiscono il roaming gratuito e andare alla ricerca di una sim locale per poche ore ci sembrava una perdita di tempo.
Flixbus metteva in collegamento Budapest (al momento della scrittura di questo articolo le cose sono un po’ cambiate a giudicare dagli orari disponibili facendo una simulazione d’acquisto) con Belgrado tramite
- un bus notturno: 16:00 > 05.45 (totale: 13h e 45)
- un bus diurno: 08:30 > 14:30 (totale: 6h)
con partenza da Budapest Népliget bus station ed arrivo a Belgrado bus station.
Che ― a fare queste foto ― lo ammetto, mi sento un giovane studente Erasmus in fase esplorativa ed alla ricerca del brivido dell’avventura. Non importa siano passati 5 anni o 10, il taglio e le skills apprese in quel periodo rimangono, così come la capacità di sognare con occhi genuini guardando fuori dal finestrino di un autobus scomodo (che poi Flixbus tanto scomodo nemmeno è!).
Ritorno
Il ritorno invece è con partenza dalla stessa stazione alle 8 ed arrivo alle 14 a Budapest; va però fatta una precisazione.
Per accedere alle piattaforme dei bus è necessario prima munirsi di un platform ticket dal costo di 199 din . Assicuratevi dunque di non spendere tutti i soldi prelevati e di ripartire con sufficiente cash (unica modalità di pagamento) per assolvere alla “tassa d’uscita”.
Spostamenti urbani
Bus e tram
Non tantissimi e non in tutte le direzioni ― ma Belgrado come qualunque altra città gode di una rete di autobus e tram urbani. I bus appartengono ad una flotta più moderna; i tram invece sono come uno se li aspetta: vecchi e vissuti, narratori di passati gloriosi e leggendari.
La grande particolarità è che non dovrete farvi venire il mal di testa alla ricerca di una biglietteria per acquistare di volta in volta il biglietto.
Se la vostra carta è abilitata per i pagamenti contactless ― potrete pagare il biglietto semplicemente avvicinandola all’emettritrice ed attendendo il segnale di conferma ― non prima di aver selezionato il tipo di biglietto di cui avete bisogno: nel mio caso Zona 1/90 minuti ― 89 din.
Taxi
Bolt
App già presentata nel viaggio in Georgia. Anche a Belgrado funziona ma ― ad Ottobre 2019 ― ha ancora molto da migliorare, ad iniziare dalla stima del costo della percorrenza prevista. Dal centro all’hotei ci siamo ritrovati a pagare più del doppio.
Contattato successivamente il Customer Care ― ci è stato rilasciato un buono da usare entro un mese. Ciò non toglie che ― nel momento ― in ristrettezze di cash ― ce la siamo visti brutta.
Le auto adoperate dagli autisti Bolt risultano essere più nuove e confortevoli, con uno standard superiore.
Pink Taxi Beograd
Funziona, ed è questo quel che conta. Da usare in caso Bolt non abbia vetture disponibili. Lo standard delle autovetture è inferiore rispetto a Bolt, ma quel che importa in certi contesti è arrivare in un dato posto in tempo piuttosto che farlo in modo confortevole.
L’arrivo
L’arrivo non è dei più stupefacenti.
Ero cosciente del fatto che non stavo arrivando in una grande metropoli; sono cosciente che le stazioni non sono mai lo specchio veritiero della città; sono cosciente che le stazioni sono un ricettacolo di persone all’apparenza poco raccomandabili.
Tuttavia, le aspettative son state disattese.
Attraversate l’edificio ed arriverete nel piazzale con vari taxi (regolari e non), qualche bancarella e qualche persona che riconoscendovi come non locals proverà a proporvi i servizi più disparati.
Tirate a destra (al momento della visita bisognava passare attraverso un grande cantiere) e dopo 1km a piedi arriverete alla prima fermata per bus/tram.
La città
La nostra priorità assoluta era (oltrechè mangiare) ― come prima cosa ― trovare un ATM per prelevare cash per i vari servizi (non sapevamo ancora che potevamo pagare il ticket in modo smart).
In caso sia anche la vostra priorità ― troverete il primo ATM qui.
Belgrado è una città dai fortissimi contrasti, come non ne assaporavo e gustavo dai tempi dell’esplorazione dei paesi dell’Est Europa in forte ascesa. Il pagamento contactless nei bus e nei tram si scontra presto con la loro storia, con il tempo che trascorre e con le strutture fatiscenti che invecchiano abbandonate a loro stesse senza manutenzione.
La città agli occhi di un turista appare come le vestigia di un passato glorioso che ancora resiste e combatte ― impersonato dai lucenti ed imponenti palazzi del potere e delle istituzioni che stridono con i palazzi “del popolo”, impoverito e invecchiati dalle scarse attenzioni ricevute.
Il centro e le vie dello shopping ― in quanto specchio della città ― sono ineccepibili. Strade grandi, larghe, popolate da uomini e donne alla moda attenti al dettaglio dell’apparire.
Dove pranzare
Una volta prelevato, l’ora di pranzo inizia ad essere un lontano ricordo. Vogliamo però mangiare qualcosa di buono e sfizioso e ci affidiamo al buon Google Maps.
Non lontano dall’ATM troverete Zavičaj (Завичај). Locale grazioso, sembra quasi di essere in un agriturismo in campagna. Pietanze tradizionali locali portate in piatti di terracotta completano il quadro in un locale al centro della città.
Ho optato per una birra chiara locale, dell’insalata mista e delle braciole di maiale che ― a giudicare dall’aspetto e dal colore ― parevano completamente crude. Eppure non solo erano cotte ma erano anche deliziose!
Il mio compagno di viaggio, patito ormai del gulash, ha optato per…il gulash serbo: completamente diverso da quello ungherese ma sempre molto buono.
Cosa vedere
A pancia piena ed un po’ rallentati ― sempre con lo zaino in spalla ― ci avviamo per il giro della città. Ci rimangono solo poche ore di luce e non abbiamo ancora praticamente visto nulla.
Con la speranza in spalla, iniziamo. Ci muoviamo in modo poco tech e molto old, chiedendo informazioni un po’ a destra e un po’ a sinistra.
Stadio della Stella Rossa/Marakana
Posizione su Google Maps qui.
Dalla stazione centrale prendete il bus 69 ed avviatevi verso il famosissimo stadio di Rajko Mitić. Al momento della nostra visita non era aperto e non ci è stato possibile visitarlo dall’interno.
Il nome Marakana (in assonanza con il Maracanà brasiliano) è dovuto all’iniziale capienza di 100 mila spettatori ― scesi poi a 55 mila ma che ne fanno ancora il più grande stadio della Serbia.
Potrete comunque entrare nel bar attraverso le cui finestre potrete vedere il terreno di gioco.
Entrate dentro e attraversatelo.
Curiosissimo il carrarmato (presente da Agosto 2019) posto all’ingresso dello stadio che ― secondo la libera interpretazione di @francescoserusi ― intenditore sportivo ed arbitro (se non fosse stato per lui non ci sarei nemmeno passato) ― starebbe a significare l’indole guerriera della squadra.
Il carroarmato è un T-55, il tank utilizzato dall’esercito Jugoslavo nella guerra di indipendenza croata del 1991. Probabilmente piazzato lì dopo che pochi giorni prima un gruppo di tifosi serbi che seguivano la partita della Stella Rossa in TV in una località croata era stato aggredito.
Lo stadio del Partizan Belgrado
Posizione su Google Maps qui.
Non essendo particolarmente interessato al secondo stadio ― le strade si dividono per me e @francescoserusi .
Da quanto riferisce, però, arrivarci è abbastanza semplice e per nulla lungo: vi basterà camminare per circa 20 minuti (di salita).
A tal proposito ― @francescoserusi scrive:
Lo stadio del Partizan (precedentemente “stadio dell’esercito popolare”) è un vecchio impianto ― ma da fuori mostra già la propria magnificenza. Faccio un rapido giro cercando di godermi ogni scorcio dell’interno che riesco a vedere dai cancelli di robusto ferro che lasciano intravedere il terreno di gioco. Memore della recente non-visita allo stadio della Stella Rossa ― non nutro molte speranze di riuscire visitarlo.
Improvvisamente però trovo una porta aperta; con riverenza entro.
L’ambiente è buio.
C’è solo un uomo grande d’età al banco: non sembra proprio l’inizio di un tour dello stadio. Chiedo info al господар (signore in serbo) che mi conferma che quello è proprio l’inizio del tour. Per pochi spicci chiude la porta da cui sono entrato ed apre un cancello: ci avventuriamo in un ambiente tetro ― il tunnel sotto la curva di Grobari, i tifosi del Partizan. Saliamo dei gradini e inizio a vedere la luce, usciamo fuori e…E’ magnifico, ogni angolo in cui mi giro trasuda storia, il terreno di gioco è in perfette condizioni, gli spalti sono usurati, sono ancora gli originali del 1949. Chiacchiero col mio nuovo amico che mi racconta un po’ di storia e che lui, ovviamente, ama il Partizan e più in generale tutte le squadre coi colori bianconeri. Il tempo di qualche foto ed il tour termina: spero di tornare presto, magari in un derby con la Stella Rossa.
I due stadi distano in linea d’aria solo 765m ― qualche centinaio in più passeggiando.
Sono i più grandi della Serbia ed ospitano il derby più sentito della nazione oltreché d’Europa ― assieme a quello di Roma, di Istanbul e di Glasgow.Il copione per i tifosi è sempre lo stesso: le tifoserie partono dal proprio stadio per raggiungere tutti insieme quello dove si gioca la partita.
Ciò ha negli anni provocato accesi scontri che hanno richiesto l’intervento della polizia e che nel derby del 31/10/1999 ha mietuto la sua prima vittima quando un gruppo di tifosi dei Grobari (Becchini) del Partizan ha sparato una serie di bengala nella curva opposta: uno di questi ha accidentalmente colpito un tifoso dei делије (“baldi giovani”) della stella Rossa ― uccidendolo quasi sul colpo e morendo all’interno dello stadio. La partita ― incredibilmente ― si è continuata a giocare, probabilmente per evitare maggiori problemi di ordine pubblico.
La rivalità tra le due squadre è accesa e il Partizan è la rappresentazione del ministero della difesa mentre la Stella Rossa di quello degli interni.
Riusciremo prima dell’alba a incontrarci di nuovo? Chissà.
Il tempio di San Sava
Posizione su Google Maps qui.
Si trova tra i sightseeing di Belgrado. Dallo stadio della Stella Rossa prendete il 73 e aiutatevi con Google Maps per capire dove vi conviene scendere.
Il tempio è dedicato a Sava, il fondatore della chiesa ortodossa serba, sorge sul colle dove sarebbe stato bruciato dai turchi nel 1595. La sua costruzione è stata conclusa però solo nel 1985 ― interrotta a causa della II Guerra Mondiale.
La sua capienza è di 10 mila persone. Purtroppo al mio arrivo era chiusa e non ho potuto visitarla.
Il centro
Passeggiare per il centro a sera inoltrata ha tutto un suo fascino. La città è diversa, è più misteriosa. Passiamo in rassegna giardini, vie, edifici imponenti e maestosi ― sfortunatamente senza conoscerne nomi o storia.
E’ comunque un sabato sera e numerose persone affollano le vie.
Le Poste Centrali
Se non vi va di vagare per le vie di Belgrado senza un fine, fate come abbiamo fatto noi: abbiamo cercato le cartoline e poi ― su consiglio di una ragazza in una cartolibreria (alle 22 di notte!) ci siamo messi a cercare le Poste Centrali (in teoria aperte tutta la notte).
Il problema principale è che il nome di tale edificio ci era stato scritto in corsivo e non capivamo cosa ci fosse scritto! Abbiamo dovuto quindi importunare passanti ad ogni angolo per chiedere indicazioni…che alla fine, dopo più di due ore, ci hanno portato a destinazione!
Se ancora vi rimarranno energie, continuate la camminata per le vie del centro.
Ciò che più salta all’occhio ed affascina in questo scenario urbano è il fortissimo contrasto tra architetture anche vicine tra loro.
Classici edifici dallo stile austero e sovietico ci ricordano la storia.
#belgradovibes
La notte ― a Belgrado ― me l’ero sempre immaginata così. Un po’ misteriosa, un po’ miope, poco chiara ed oscura.
Immaginate la mia sorpresa nel sapere che era effettivamente così!
Una fitta nebbia è calata sul far della sera ― rendendo lo scenario ancora più inquietante ed affascinante.
Ma l’immagine che più è esemplificativa di Belgrado ― secondo me ― è il tram rosso che si fa strada tra i tralicci della rete elettrica e si allontana nella nebbia.
Il traffico è vivace, rapido, deciso ma anche un po’ caotico.
L’Hotel
Quando prenoterete assicuratevi di capire esattamente quale e dove sarà l’hotel.
Belgrado si può infatti suddividere in Belgrado e Nuova Belgrado (Novi Beograd) ― sulle rive del Danubio.
Novi Beograd ― la parte nuova della città ― non ha davvero nulla a che spartire con la parte vecchia. Gli edifici sono enormi, spaziosi, imponenti. I giardini sono sconfinati. Tutto è grande e percorrere a piedi due punti che apparentemente sono vicini vi richiederà del tempo. Le distanze sembrano dilatate.
Al nostro arrivo ― mentre percorriamo l’immenso giardino che ci porterà all’hotel ― una serie di fuochi d’artificio ci consola e ci accoglie.
Piccola raccomandazione: assicuratevi che l’hotel sia vicino alla stazione in caso abbiate il tempo contato.
Ma soprattutto assicuratevi che non galleggi. In caso vi rendiate conto che Google Maps lo posiziona in mezzo all’acqua potrebbe voler dire davvero che è in mezzo all’acqua e non è un errore di Google.
Quando abbiamo prenotato, noi, credevamo fosse un errore di Maps.
In verità non lo era.
Il botel in questione si chiama Compass ― City river. Non è un 5 stelle, ma per una notte va più che bene. Ma anche fosse stato peggio, è l’esperienza e la sorpresa che ci siamo trovati davanti a renderlo un posto consigliato ― sebbene sia molto distante dalla stazione dei bus (circa 3.5km).
Poggiamo i pesanti zaini e facciamo un giro del battello, esplorandolo con curiosità come un bambino esplora un nuovo ambiente.
La camera (anzi, meglio dire: la cuccetta) è quella di un qualunque traghetto. Apparentemente pulita, mostra con orgoglio il suo passato e la sua usura. Il letto è comodo ma inclinato contestualmente all’imbarcazione tutta (presumibilmente perchè a causa dello scarso livello d’acqua il battello abbia toccato il fondale e si sia inclinato verso il fiume).
Nota dolente per quel che riguarda la sicurezza: questa è stata la vista alle prime luci dell’alba: un condizionatore (acceso, perchè avevamo il riscaldamento) a 20cm dall’acqua…
L’alba sul Danubio
Partenza alle 8, sveglia alle 6. Ma la colazione alle 7.
3.5km separano il botel dalla stazione. Decidiamo di fare velocemente colazione, anche se “tanto un taxi si trova”.
Aspettiamo le 7 osservando la notte che diventa pian piano giorno. Uno spettacolo forse unico nella vita, osservare l’alba sul Danubio. Soprattutto per chi poco più di 24 ore prima non sapeva sarebbe finito a Belgrado.
Alle 7 siamo seduti nella sala da pranzo al ponte superiore: caffé, spremuta, un biscotto.
7.05 e siamo fuori.
Chiamo un taxi via Bolt…nessuna vettura libera. Riprovo. Niente da fare.
Chiedo alla graziosa receptionist se può chiamare per noi un taxi. ‘Of course’ ― e sorride. Poi riparla: “211 tra 2 minuti qui davanti” Sono le 7.12.
Arriviamo davanti all’hotel. Non si vede nessuno. Sono le 7.16. Ansia e panico.
Aspettiamo ancora un po’ e sono le 7.17. Alla fine la decisione: andiamo a piedi.
Dopo 800mt di passo militare, con lo zaino pieno, la tracolla, l’ansia, il passo da celere si trasforma in affaticato. Vedo un taxi parcheggiato lungo strada.
Mi avvicino, gli chiedo quanto vuole.
Replica in serbo inglese che é stato chiamato dall’hotel Compass e che sta aspettando arrivino gli ospiti.
“Diamine! Ti abbiam chiamato noi! E l’hotel é 1km più avanti!”. Improperi ed ingiurie piovono ma per fortuna lo spettro della perdita del bus (e dell’aereo) si fa sempre più lontano.
Arriviamo in stazione, cibarie per il viaggio, ticket d’uscita e siamo già a bordo.
Un’avventura da raccontare, di quelle piacevoli, che alla fine vorresti non finissero.
Un grazie speciale a Francesco, che non solo ha assecondato la pazzia ma ha rilanciato più volte fino al limite.