Le viuzze del suo centro si articolano e snodano tra antiche case e caravanserragli secolari — oggi riorganizzati in ostelli. L’organizzazione irregolare però fa si che — le prime volte — ci si perda.
Arriviamo a Bukhara 1 (la stazione di Bukhara) — dopo appena 3 ore di viaggio — con il treno prenotato a Tashkent grazie all’aiuto del personale dell’hotel che si è offerto di prenotarci il treno con la loro carta in cambio del contante.
Il viaggio inteso come spostamento è, ancora una volta, il cardine di questo percorso nel cuore dell’Asia Centrale.
Viaggiamo da Samarcanda verso Bukhara e pian piano la vegetazione si dirada fino a scomparire e lasciare spazio a terra drulla, colonizzata solo da cespugli, in cui di tanto in tanto si intravede qualche potente mezzo sovietico muscoloso che percorre sentieri non tracciati.
Alla stazione di Samarcanda un tabellone criptico in uzbeko (niente russo, niente inglese) dovrebbe comunicarci il binario da cui il treno dovrebbe partire. Ci soffermiamo a lungo, nel tentativo di interpretarlo, tuttavia senza successo.
Chiediamo ad un milite lì di passaggio; il treno sarebbe partito dal binario 3. Gli chiedo se può spiegarmi il tabellone — ma l’inglese non è abbastanza per farlo ed è capace solo di ripetermi Bukhara? Platform three.
Un po’ di Storia
La città era di fede zoroastriana quando sopraggiunse la dominazione araba. Nel 1220 la città fu rasa al suolo da Gengis Khan — ad eccezione del minareto Kalyan — anche conosciuto come il minareto della morte* — da cui l’imbonitore annunciava il crimine commesso prima che il reo venisse scaraventato giù. Le esecuzioni avvenivano preferibilmente negli orari di punta, così che maggior popolazione possibile potesse assistere all’atto.
Cosa vedere
Tutto è estremamente vicino — a patto di soggiornare all’interno della old town e non oltre le mura. La maggior parte delle attrazioni si trova infatti all’interno del shakhristan, la città vecchia.
Considerata la nostra disavventura della prima sera, il primo giro per noi non è trascorso a cuor leggero. Abbiamo invece goduto appieno della città e di tutto ciò che aveva da offrirci il giorno dopo, con mente rilassata ed aperta alle bellezze che il posto ci offriva ad ogni angolo.
Piazza Lyabi Khauz
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Il punto migliore per partire ed esplorare la città è sicuramente questa piazza.
Costruita nel 1620, la piazza è circondata da alberi di gelso (cibo preferito dai bachi da seta!) vecchi di oltre cinque secoli.
La fontana al centro era un tempo la vasca più grande e garantiva l’approvigionamento idrico di tutta la città. Hauz significa — appunto — vasca
Di fronte alla piazza la Madrasa Kukeldash — non maestosa come ormai ci siamo abituati. Eppure quando fu costruita, era la madrasa più grande di tutta l’Asia Centrale. Oggi all’interno trovano alloggio nelle celle vari venditori. Curiosa la possibilità di esplorare il piano di sopra attraverso delle scale ripidissime e completamente al buio.
Sul lato Est della piazza trovano posizione madrasa di Nadir Divan-Begi e la statua di Khoja Nasruddin a cavallo di un asino.
Madrasa di Nadir Divan-Begi
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con - di fronte - la statua di Khoja Nasreddin sul dorso di un asino e che ostenta nella mano sinistra una moneta.
A cosa fa riferimento la moneta?
La storia di Khoja Nasreddin e della sua moneta in mano
Khoja Nasreddin è un nome parecchio nominato nell’Asia Centrale — ed è protagonista di numerose barzellette o racconti con alto valore intrinseco — con una pennellata di humor.
Ecco due racconti.
Nasruddin era solito chiedere l’elemosina — ma chiedeva al donatore di permettergli di scegliere tra due monete — ed era solito scegliere sempre quella dal valore inferiore tra le due monete. Interrogato, rispose che sceglieva sempre quella dal valore inferiore perchè scegliendo quella dal valore superiore i passanti avrebbero smesso di fargli l’elemosina per il piacere di sentirsi superiori a lui e lui stesso non guadagnerebbe più nulla
Nel secondo racconto invece Nasreddin si trova dalla parte di chi fa l’elemosina ed incontra il primo mendicante; a questo chiede, in sostanza, se gli piacesse avere dei vizi dispendiosi come passare il tempo nei caffè, bere, fumare e trascorrere tempo con gli amici. Il mendicante rispose affermativamente e a questo diede una moneta d’oro. Poco dopo un secondo mendicante, avendo assistito a tutta la scena, reclama anche lui un obolo; Nasreddin allora gli porge la stessa domanda. Il mendicante replica che a lui piace trascorrere la vita in maniera pia, lontano dai vizi e vicino alla preghiera di Dio. A quest’ultimo allora Nasreddin regala una moneta di rame. Sorpreso — il mendicante si lamenta del diverso trattamento — e Nasreddin risponde: “amico mio, perchè i suoi bisogni sono maggiori dei tuoi!”.
Concluso il tour di quest’area — incamminatevi verso Ovest — percorrendo la strada sopraelevata — ed arriverete a Toki Telpak Furushon — lasciandovi, sempre sulla sinistra, prima la moschea Maghogh-i-attari e poi le rovine degli antichi bagni turchi.
I toks
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Arriverete ai toks — dei bazar coperti sormontati da cupole che avevano il compito di riparare i mercanti del bazar dagli insulti del sole. La funzione delle cupole sarebbe altresì quella di creare un movimento d’aria tale da richiamare l’aria fresca all’interno dei bazar.
Un tempo in numero di cinque — oggi rimangono solo tre bazar specializzati. I toks infatti avevano vari nomi in base al tipo di artigiano che si trovava al suo interno; e così trovavamo il Tok-i-Zargaron (il bazar dei gioiellieri), il Tok-i-Tilpak Furoshon (il bazar dei cappellai) ed il Tok-i-Sarrafon (il bazar dei cambi valuta).
Percorrete la struttura integralmente, dirigendovi verso Nord, gettando un occhiata un po’ a destra ed un po’ a sinistra alla merce esposta da abili venditori e cercate di trattenervi dagli acquisti anche se sarà difficile (qui ho acquistato una maglietta Uzbekistan, varie calamite, alcune cartoline).
Arriverete così ad un ampio spazio, con dei tavolini disposti lungo le aiuole appartenenti alle varie e graziose caffetterie (molto occidentale, come immagine) e da qui potrete scegliere verso dove incamminarvi: verso destra troverete la madrasa di Ulug Beg e la madrasa di Abdoullaziz Khan mentre verso sinistra il complesso di Poyi Kalon con la moschea di Po-i-Kalyan, madrasa di Mir-i Arab e l’illustre minareto Kalon minorai.
Non fatevi prendere dall’ansia e visitate ognuna di queste strutture, una ad una. Sono tante e dai nomi complessi, ma una volta messe bene a fuoco non le dimenticherete più.
La parte antica di Bukhara è graziosa ed estremamente concentrata; nel corso dei due giorni che trascorrerete qua vi ritroverete a passarci innumerevoli volte — ed ogni volta scoprirete nuovi dettagli che prima il vostro occhio aveva ignorato.
Iniziamo da destra.
Madrasa di Ulug-Beg e Abdoullaziz Khan
La Madrasa di Ulug-Beg
Un tempo nei pressi del Tok dei gioiellieri è la madrasa più antica dell’Asia Centrale e fu fatta costruire da Ulug Beg insieme alla madrasa del Registan di Samarcanda.
Questa madrasa funse da modello per moltissime altre madrase che furono costruite nei tempi successivi, come ad esempio la madrasa dirimpetto, la madrasa di Abdoul-Aziz Khan.
La Madrasa di Abdoul-Aziz Khan
Questa fu fatta costruire dall’omonimo sovrano a metà del 1600 con lo scopo di superare, in grandezza, la madrasa di Ulug Beg, di fronte.
Una curiosità sta nel fatto che le decorazioni nella facciata non sono state completate durante la sua realizzazione perchè il sovrano rimase vittima in un colpo di stato e quindi, perso il committente, i decoratori sospesero i lavori.
Una volta sazi dei dettagli con cui sono ornate le entrate di queste due madrase — dirigetevi verso Est circumnavigando il Toqi Zargaron.
Complesso del Poyi Kalon
Proseguite verso Ovest e pian piano vi si riveleranno parti del complesso
Il Poyi Kalon è un enorme piazza su cui si affacciano tre illustri strutture, ognuna con una storia da raccontare, ognuna con uno stile differente e con una forma propria.
Individuare la giusta direzione non sarà difficile: seguite l’apice del minareto!
Minareto Kalyan
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Con i suoi 48 metri - il minareto svetta sul cielo di Bukhara ed è visibile praticamente da ovunque vi troviate. E proprio quella era la sua funzione — fungere da faro per orientarsi nel deserto per centinaia di carovanieri e raggiungere così la città.
“Kalon” significa per l’appunto grande e fu costruito per essere il minareto più grande del mondo.
Costruito nel 1127 — in sostituzione ad uno distrutto del 1108 — il lavoro fu fatto a regola d’arte proprio per garantirne la sua durata.
Le fondamenta profonde 12 metri furono create con canne di bambù ed amalgamate con un impasto contenente, tra le altre cose, latte di cammello e sangue di toro. Le pareti furono protette ed impreziosite da mattonelle smaltate azzurre disposte su 14 ordini decorativi differenti.
Il minareto era talmente maestoso che perfino Gengis Khan, giunto a Bukhara, ordinò di radere al suolo l’intera città tranne il minareto — e si inginocchiò ai piedi del minareto, ordinando di risparmiarlo.
Sebbene il minareto servisse al muezzin per richiamare i fedeli in preghiera — venne nel tempo usato per giustiziare a morte i rei. Funzione che gli è valsa l’appellativo di “minareto della morte”.
Moschea Po-i-Kalyan
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Accanto al minareto più grande del mondo non poteva che sorgere la moschea più grande al mondo; in verità risulta essere la seconda più grande dell’Asia Centrale.
Risalente al 1500, questa moschea possiede un grande cortile, 288 cupole e un portale Iwan piastrellato.
A differenza del minareto, non venne risparmiata da Gengis Khan e quella che si può visitare oggi non è che la ricostruzione.
Madrasa di Mir-i Arab
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Questa madrasa venne fatta costruire da Mir-i Arab, guida spirituale, e ha ospitato nei secoli generazioni di studenti del corano.
Tutt’ora — 125 studenti frequentano corsi di arabo e di teologia.
Proseguendo lungo la via Khodja Nurobobod arriverete al di fuori delle mura — proprio di fronte alla piazza del Registan di Bukhara.
Non aspettatevi una piazza come quella di Samarcanda: su questa piazza si affaccia la Moschea Bolo Hauz, la Bukhara Tower e l’Ark di Bukhara.
Dalla piazza del complesso Poyi Kalon dirigetevi verso Nord, attraverso quest’arco:
e risalite la collineta. Se verso l’ora del tramonto, ancora meglio.
Potrete godere del tramonto infuocato delle costruzioni di mattone ornati, un po’ si un po’ no, dalle mattonelle turchese.
Bukhara Tower
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In origine era una vecchia torre dell’acqua sovietica oggi (si spera) messa in sicurezza e su cui, attraverso un ascensore, si può salire.
Salire in cima ha un costo di 40ooo sum (circa 4€); nel piano intermedio si trova perfino un ristorante
L’emozione più grande ce l’ha regalata — ancora una volta — il tramonto. Le indicazioni sulle città in base ai punti cardinali ci hanno tuttavia fatto storcere il naso (non ci sembrano ben orientati).
L’emozione più grande però, oltre al tramonto, ce la regalano le indicazioni di città lontane, sperdute e misteriore.
Ark di Bukhara
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Si tratta della costruzione più antica della città e l’accesso ha un costo di 50ooo sum_ (circa 5€).
Rappresenta il nucleo da cui Bukhara si sviluppò ed era popolata già dal V secolo d.C. Nel 1500 divenne un vero e proprio castello e residenza dell’emiro del tempo;
Arriviamo qua quasi al tramonto — per cui optiamo per non entrare e di salire sulla Bukhara Tower ed assistere al tramonto da lassù.
Di fronte alla fortezza un cammello si offre per un giro ai visitatori più curiosi al costo di 20ooo sum — 2$.
Approfittatene anche se più avanti vi capiteranno altre occasioni, ma non così economiche!
Moschea Bolo Hauz
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Chor minor
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Lontano da tutto e da tutti, in direzione opposta agli altri monumenti — troverete la Madrasa del Chor Minor anche chiamato “quattro minareti” per la sua curiosa e particolare struttura.
L’edificio, a forma di piccolo castello con ai quattro vertici delle torri che ricordano quattro minareti — fu fatto costruire da un mercante turkmeno
Il complesso è un po’ difficile da trovare in quanto sono assenti indicazioni ed è letteralmente nascosto in un dedalo di viuzze irregolari; perdervi è questione di poco — ma niente di preoccupante.
Affascinante la toilet (sfortunatamente chiusa) nei suoi pressi, con la porta di legno intarsiato che, seppur con fatica, pare resistere al tempo.
Quartiere ebraico
Si trova a Sud della piazza Lyabi Khauz ed è qui — in una di quelle vie — che, in origine, avremo dovuto alloggiare.
Le vie la notte sono completamente buie ed avrete bisogno di una torcia per muovervi agevolmente. Mettete in conto di perdervi — anche di giorno — in quanto non tutte le viuzze sono rappresentate su Google Maps ed il GPS non garantisce una buona precisione tra le vie strette che appaiono cunicoli!
Perdersi a Bukhara è quanto di più piacevole possa capitarvi, per scoprire gemme nascoste del quartiere e ammirare le strutture giunte ai giorni nostri, così diverse e particolari tra di loro.
Mausoleo di Ismailsamani
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Per mancanza di tempo non abbiamo potuto visitare questo mausoleo che — tuttavia — avrebbe meritato.
Come spostarsi
Il centro storico è complesso da raggiungere in auto — seppur ci possano transitare senza problemi.
Il consiglio è tuttavia di prendervi un’oretta per esplorarne il centro.
Per tutte le altre esigenze troverete comodo affidarvi ad un taxi.
Taxi
Come già detto nella parte introduttiva ogni autovettura è un potenziale taxi. Alzate il pollice ed iniziate a fermare; qualcuno nel giro di istanti si fermerà.
Qualora non siate di indole avventurosa — Yandex Taxi funziona discretamente bene a Tashkent.
Dove mangiare
Old Bukhara
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A pochi passi da piazza Lyabi Khauz — un ottima terrazza in cui consumare cibo uzbeko e poter pagare con carta Mastercard.
Ayvan Restaurant
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Cibo internazionale. E’ qui che ogni mattina veniva servita la colazione dell’Atrium Smart Hotel.
E’ il ristorante dell’hotel Ayvan ed offre un menù internazionale anche agli ospiti esterni. Parlano un ottimo inglese e sono attenti alle esigenze del cliente.
Korzinka — Bukhara 1
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Nel caso abbiate necessità di viveri per il giorno dopo — questo negozio di alimentari potrebbe fare al caso vostro.
Dove alloggiare
Una domanda che apre un mondo. E’ a Bukhara che abbiamo i più grandi problemi per quel che riguarda l’alloggio.
Qualche giorno prima decidiamo di cancellare la prenotazione che avevamo presso Hotel Zaringiz ed optiamo, per una manciata di euro in più, per soggiornare nel Muxlisabegim.
Che mai l’avessimo fatto!
Arriviamo nel primo pomeriggio e le camere non sono adibite; al di fuori, la biancheria è stesa ad asciugare. Non un asciugamano.
Chiediamo — e ci viene risposto che stanno asciugando (cosa abbastanza palese).
Decidiamo quindi di andare a fare una passeggiata — nella speranza che in nostra assenza la camera venga organizzata.
Torniamo intorno alle 19:00. Nulla è cambiato.
Con desolazione mi reco alla reception; chiamo invano — nessuno risponde.
Sento delle voci provenire dall’interno e mi avventuro. Un uomo, all’interno di una stanza, in quel che mi è sembrato in atteggiamento di preghiera — sussurrava parole ritmate.
Attendiamo in rispettoso silenzio.
Conclusa la funzione, esce. Non parla inglese. Parla russo ed il traduttore non ci sa aiutare.
Ci spiega che la prima notte non può cancellarla e che dovremo stare lì. A nulla valgono le rimostranze sul fatto che non ci sono lenzuola e asciugamani (elementi che, da descrizione e da foto, ci sarebbero invece dovuti essere).
Dopo mezz’ora di urla, sceneggiate, sbracciate — entra in gioco un interprete contattata telefonicamente — che ci spiega: l’unica sua preoccupazione per il fatto che, facendo il check-in altrove, gli sarebbero stati comunque addebitati 7€ di commissione di Booking.com.
Alla fine demordiamo. Cerchiamo un alternativa su Booking e ci spostiamo.
Prendiamo le valigie e andiamo nell’unico posto che, nel circondario, aveva ancora una stanza libera — l’Atrium Smart Hotel
Un ambiente pulito, ordinato e distinto — con la colazione che non viene servita in struttura ma in un altro hotel — un ⭐⭐⭐⭐ — a pochi minuti di distanza — presso l’Ayvan Hotel.
Altre informazioni
Negozio di Vodka
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Tappa strategica e non lontano dalla [Piazza Lyabi Khauz](#piazza-lyabi-khauz, all’interno un proprietario chiacchierone vi aiuterà a scegliere la bottiglia (o le bottiglie) più inclini alla vostra persona, a patto che parliate qualche parola di russo.
A seconda di cosa e quanto acquisterete, non dimenticate di tentare di arrotondare il prezzo, com’è usanza da secoli in queste terre.
Sarà felice di venirvi incontro — anche se i prezzi estremamente contenuti vi permetteranno di portare a casa 2-3 bottiglie di spirito locale per l’equivalente di 5/6€.
Bukhara è l’ultima “tappa relax” prima del gran valzer del deserto che ci porterà a percorrere nei prossimi giorni un numero spropositato di km, riposare in auto, attraversare da Sud a Nord l’immenso Uzbekistan attraverso lande desolate, paesaggi inconsuenti — alla ricerca del lago perduto.