Le indicazioni fornite all’interno di quest post potrebbero non essere già più attuali al momento della pubblicazione, e si riferiscono alle informazioni raccolte in vista del viaggio avvenuto nella seconda metà di Giugno 2024.
Per maggiori informazioni sul planning del viaggio fare riferimento a quanto contenuto in questo post.
L’arrivo nella città degli Eroi di Leningrado non è dei più trionfali: a causa dei ritardi alla frontiera (di cui parlo in questo post) ci ritroviamo letteralmente scaricati nel cuore della notte nella Stazione dei Bus, su una via di mezzo tra il Centro e la Periferia, senza un rublo e senza la certezza di essere accolti dall’hotel che avevamo prenotato vista l’ora.
Il grande ritardo alla frontiera ha un po’ scombussolato tutti i piani; avevamo già pensato che avremo potuto avere un ritardo tale per cui sarebbe stato bene cambiare qualche euro in rublo — e per questo eravamo stati tentati di fare lo scambio all’aeroporto di Tallinn — in cui i rubli venivano scambiati con uno spread prossimo al 20%.
Ma procediamo con ordine.
Il viaggio
Partiamo verso Bergamo ad un orario forse mai registrato prima: alle 3 siamo già con il motore acceso, i bagagli caricati, in uscita dal giardino di casa. L’aereo per Tallinn è in partenza alle 5:50.
L’autostrada è frequentata da pochi lavoratori e qualche mezzo pesante, il che ci permette di arrivare — nonostante la distanza — a Orio al Serio per le 4 e 15. Parcheggiamo come di consueto al P3 Smart (che per 9 giorni, considerato anche lo sconto in convenzione, ci è venuto meno di 5€ al giorno) — e tramite navetta siamo in aeroporto in poco meno di 10 minuti.
Ai controlli di sicurezza la solita, lunga, pesante coda.
Decidiamo di attendere 10 minuti per transitare dal Fast Track attraverso la lounge landside, e ne approfittiamo per bere un caffè al volo.
Non facciamo in tempo ad concludere i controlli che, con larghissimo anticipo, sentiamo l’annuncio di apertura Gate.
Ancora una volta, il volo per Tallinn — parte dal Gate A14. Stesso gate per stessa destinazione, ormai da alcuni anni a questa parte.
Tallinn
Arriviamo a Tallinn che il mondo è già in movimento dal un bel pezzo, anche considerando il GMT+3 con un +1 sul fuso orario italiano.
L’ultima visita a Tallinn risale al Dicembre 2022 ma sembra comunque ieri. In quel giorno — nevicava.
Dalla fermata dell’aeroporto il bus numero #2 ci porta direttamente a pochi passi dalla stazione dei bus. Poichè comunque in anticipo ci rechiamo nel Rimi nei pressi della Bussijam e acquistiamo un po’ di cibaria (compresi cibi già pronti!) per il viaggio.
La stazione dei bus: Bussijam
E’ come ce la ricordavamo, o forse un po’ più bruttina. L’ultima volta oltre un metro di neve ricopriva i margini delle strade, e fuori regnava il buio ed il gelo — circa -20°C. Proprio per questo motivo eravamo rimasti all’interno — rimandando l’uscita nel piazzale dei bus all’ultimo minuto.
Questa volta invece è diverso: fuori è una piacevolissima giornata, e decidiamo di attendere il bus nel piazzale esterno che ricorda una classica stazione dei bus sovietica — per struttura, colori, disposizione, organizzazione.
Alle 11:20, dopo un accurato controllo passaporti, è tempo di partire.
Primo stop: Narva-1.
In cui arriviamo alle 14 circa.
La frontiera
Ho già abbondantemente raccontato dell’esperienza della frontiera nel primo post.
Arriviamo che è già presente una piccola coda, apparentemente statica — ma che ci regala qualche passo in avanti ogni minuto.
Ad allietare l’attesa un suonatore di armonica ci canta canzoni antiche, lontane, dei tempi passati.
Il ricordo vola veloce lontano nel tempo al suonatore d’arpa incontrato a Kiev. Le note erano le stesse, facevano vibrare le corde dei ricordi, della nostalgia, del sentimento. Così è anche ora, se non fosse che siamo presi dall’attesa e dalla coda.
Qui incontriamo una giovane ragazza tedesca — che timidamente ci chiede se può stare con noi per il passaggio della frontiera. Viaggia da sola, attraverso il граница (graniza) russo-europeo, per amore. Giovane e piena di speranze. Nei suoi occhi rivedo la gioia dello scoprire, il fervore ed il coraggio che ardeva in me alla sua età, e non posso che accogliere la sua richiesta e prenderla sotto la mia ala. In fondo — tutti abbiamo bisogno di mentori. In queste situazioni, da solo e spaventato — anche io a suo tempo li ho avuti, e devo tanto a chi, quando mi sentivo più vulnerabile, mi ha protetto.
Non ho idea di chi fosse, ma forse poco importa.
Il lato estone viene smaltito in circa 40 minuti, e ci ritroviamo nel famigerato ponte di Narva-Ivangorod esposti al freddo, alla pioggia, ed alle intemperie tutte.
Al nostro trio si aggiunge un Sergey — di San Pietroburgo — ma residente in Finlandia per lavoro — quel giorno con noi e come noi in fila per tornare a casa. Ci racconta qualche aneddoto, qualche storia. Per essere russo è fin troppo sbottonato, e lo apprezziamo.
Dopo una lunga, fredda, estenuante, psicologicamente devastante coda arriva il nostro turno.
Sono le 21:20 e siamo dall’altra parte. All’esterno ancora piove, la temperatura si è ulteriormente ridotta.
Con passi veloci, con l’ombrello aperto, raggiungiamo il piazzale dove per fortuna ci aspetta ancora il bus.
Dentro percepiamo un odore ben diverso dalla pulizia presente nell’altro LuxExpress; l’umidità all’interno potenzia l’odore.
Ceniamo, stanchi. Ma gli occhi son pieni di stupore: sono le 22 quando partiamo, e fuori è ancora luminoso nonostante sia una giornata piovosa.
Nel tragitto riposiamo; tra me e me spero di arrivare più tardi possibile: in bus c’è un temperatura perfetta, ed un sonno leggero ci ristora in modo piacevole.
Finchè — a mezzanotte e mezza — arriviamo a San Pietroburgo.
L’arrivo a San Pietroburgo
Scendiamo dal bus con i nostri averi ancora sparsi tra sacchetti, mani, tasche, immondezza.
Cerchiamo di riorganizzarci ma il via vai delle persone che frettolose si trafelano verso l’uscita ci mette un filo d’ansia.
Impacchettiamo quel che possiamo, zaino in spalla, valigia in mano — ed usciamo attraverso i tornelli.
Siamo a San Pietroburgo — anche se avrei sperato un arrivo migliore — un po’ più comodo e trionfale.
Invece siamo stanchi, sporchi, male organizzati. E’ tardi e l’ultima corsa della metro è già partita.
Ci incaminiamo comunque verso la stazione, e nel tragitto audacemente entro in un grocery store e chiedo se mi possano cambiare dei soldi. Non siamo in Centrasia, dove queste cose sono fattibilissime, ma ci tento lo stesso. Dopo un po’ di remore — riesco a cambiare 50€ in rubli — che ci permettono di acquistare almeno la cena.
Compriamo pancetta, pane, altro pane, pane ripieno — e proseguiamo nella via verso l’hotel.
Non so per quale motivo ma, invece di chiamare un taxi che per 200-300 rubli ci avrebbe portato in hotel — decidiamo di farcela a piedi.
Non piove più già da un po’, e i 1.7km che ci distanziano dall’hotel sembrano in verità un’infinità.
Troviamo l’hotel — con qualche difficoltà, visto che a San Pietroburgo è in atto un restauro complessivo delle facciate e la maggior parte degli edifici sono avvolti da imbragatura e ponteggi.
La receptionist — Alina — è cordialissima e squisita. Le spiego della difficoltà di poter pagare subito considerato che le nostre carte non funzionano e non ho trovato money exchange operativi all’arrivo. Nonostante l’ora, ci accoglie e ci da le informazioni del caso.
Ci indirizza verso la stanza — ed è la cosa più bella che ci potesse capitare.
Puoi leggere l’episodio #2 su San Pietroburgo qui.
Se invece vuoi leggere quali sono stati i preparativi per il viaggio in Russia puoi farlo su questo post.