A quattro ore di macchina da Tashkent c’è una una delle città più leggendarie del mondo, insieme a Babilonia e Roma. Il suo nome, da solo, è una fiaba: si tratta di Samarcanda, Fino al XVI secolo ha mantenuto il suo ruolo di snodo nella via della seta. E’ la seconda città del nostro tour e, solo a pronunciare il nome, veniamo colti dall’emozione.
Il nome trasmette l’idea romantica di spezie esotiche, tappeti in seta tessuti da mani esperte, brulicare di gente nei bazar polverosi e — soprattutto — carovane di cammelli che giungevano qui dopo giorni e giorni di viaggio ininterrotto, sotto il sole spietato e percorrendo spazi immensi desertici in cui solo i cespugli hanno il coraggio di crescere.
Qui tutti gli abitanti vengono cresciuti per diventare mercanti; è nel loro DNA.
Da itinerario — rimarremo a Samarcanda per un totale di due notti, ovvero un giorno e mezzo pieni. Saranno più che sufficienti per vivere a pieno i #samarkandvibes.
Come arrivarci
In auto sono circa quattro ore da Tashkent; in alternativa le due città sono collegate dalla linea ferroviaria veloce e potrete raggiungere Samarcanda in circa due ore, a patto di trovare i biglietti.
Nel nostro caso, infatti, non siamo riusciti a prenotare i biglietti dall’Italia ed una volta arrivati in loco abbiamo appreso l’amara notizia: i biglietti per il giorno dopo erano finiti.
Il costo del biglietto per la tratta Tashkent-Samarcanda è di circa 127ooo-190ooo sum ( ovvero 10-16€ — in base al fatto che optiate per il platzcart o il cupè).
Scartata l’ipotesi del treno — siamo stati in un certo modo obbligati a prendere in considerazione lo spostamento tramite driver.
Il personale dell’hotel si è preso tranquillamente l’impegno di organizzarci lo spostamento all’ora che preferivamo noi — proponendoci due soluzioni: driver privato al costo di 50/60$ oppure condiviso, al costo di 30$.
Optiamo per la soluzione condivisa — essendoci già un’altra persona prenotata.
Una volta prelevati dall’hotel di Tashkent abbiamo fatto una sosta di circa mezz’ora nei pressi della stazione degli autobus — in cui abbiamo realizzato il segreto: ogni mattina centinaia di driver si incontrano con centinaia di persone in cerca di passaggio.
Dei personaggi preposti incrociano domanda ed offerta mettendo in comunicazione driver e passeggero in cambio di una piccola commissione.
Qualora quindi vi troviate nella nostra stessa situazione — e l’hotel non voglia in alcun modo aiutarvi ad organizzare il trasporto — valutate l’ipotesi di recarvi presso la stazione degli autobus.
Dove alloggiare
Abbiamo optato per il Registon Saroy Hotel — letteralmente a cinque minuti dal Registan — nel cuore della old town di Samarcanda.
Ci siamo trovati estremamente bene, sia per la posizione sia per le camere. La colazione (con il melone per la gioia della mia compagna di viaggio) varia, saporita ed abbondante.
Come spostarsi
Taxi
Taxi OK è il miglior modo per mettervi in comunicazione con un driver; eviterete in questo modo ogni misunderstanding dovuto alla lingua.
In alternativa fermate le auto o avvicinati a delle auto già ferme con un conducente all’interno; e contrattate.
Cosa vedere
L’hotel presso cui soggiorniamo è letteralmente a 5 minuti dal Registan, in pieno centro storico, con i vantaggi e gli svantaggi del caso.
Il Registan
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E’ la nostra prima tappa. Sicuramente il luogo più rappresentativo e famoso di tutta Samarcanda e attraverso la cui immagine si rappresenta Samarcanda stessa.
Letteralmente significa luogo di sabbia. E’ la vecchia piazza mercato di Samarcanda.
L’accesso è a pagamento e il ticket office si trova sulla sinistra della struttura. Il singolo biglietto costa 50ooo sum, circa 5€.
Una volta varcati i tornelli verrete assaliti da guide turistiche che vi proporranno il tour del registan per una cifra intorno ai 20/25$ (sul tardi, intorno alle 20, potrete farlo per 8$). Il consiglio è quello di farvi prima un giro per conto vostro in quanto la guida non è strettamente necessaria. Capirete perché più in fondo.
La madrasa di Ulug Bek è quella a sinistra ed è la più antica. E’ composta da un arco a ogiva che incornicia l’ingresso rettangolare e permette l’ingresso ad un ampio spazio con degli alberi, quadrato, recintato da celle per lo studio disposte sue due piani, la cui struttura rappresenta in miniatura l’ingresso della madrasa stessa.
Originariamente di fronte alla madrasa sorgevano un ostello ed un caravanserraglio. Un secolo dopo però, nel XVII secolo, le due strutture vennero abbattute e venne edificata la madrasa di Shir Dor — esattamente dirimpetto alla madrasa di Ulug Beg — anche detta la madrasa dei Leoni perché nello spazio sovrastante il portone d’ingresso sono raffigurati due leoni.
Al centro della piazza — la maestosa madrasa Tilly Kari, la madrasa ricoperta d’oro. Venne costruita con il preciso intento di recintare la piazza del Registan, e ciò rende il motivo della sua ampia facciata di ben 75 metri.
La simmetria perfetta con cui sono disposte le tre strutture, una di fianco all’altra, innalza la visione d’insieme al sublime. Soprattutto se ripasserete per il Registan al tramonto.
La vista che ne avrete renderà subito conto di tutta la fatica fatta per arrivare fin là.
Il nostro viaggio era praticamente appena iniziato ma già – con la vista del Registan al tramonto – ci potevamo ritenere soddisfatti da tanta meraviglia.
Delle tre, la madrasa di Ulug Beg, seppur la più antica, è quella che ha resistito meglio al tarlo del tempo.
All’interno troverete – ad eccezione della madrasa di Ulug Beg in cui è presente anche un museo – solo ed esclusivamente commercianti con le loro bancarelle che espongono i loro prodotti — per lo più souvenir.
All’interno delle madrase — artigiani mettono in atto l’antica arte manifatturiera.
Da qui percorrendo la Tashkentskaya uliza arriverete alla Moschea di Bibi-khanum.
Moschea di Bibi-khanum
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Un tempo la moschea più grande del mondo — non fece in tempo ad essere costruita che già cadeva a pezzi; nel 1897 crollò definitivamente a causa di un terremoto.
L’interno è visitabile gratuitamente.
Chi era Bibi-khanum?
Di origine mongola — Bibi-khanum era, tra le nove mogli, la moglie preferita da Tamerlano. Tamerlano voleva che Samarcanda fosse la città più bella del mondo e prima di partire per una nuova spedizione militare ordinò che venisse costruito un complesso che ospitasse moschee, un caravanserraglio ed una scuola per i pellegrini.
Secondo la leggenda — l’architetto dell’opera, un prigioniero dell’Iran, si innamorò perdutamente di Bibi-khanum, a tal punto da minacciare di interrompere i lavori di costruzione se non gli avesse almeno consentito di darle un bacio.
Onde evitare di dare dispiacere al marito qualora egli fosse tornato ed il complesso non fosse stato finito — Bibi-khanum acconsentì.
Il bacio però, bruciante di passione da parte dell’architetto, le lasciò un’ustione sulla guancia.
Temendo di essere scoperta quindi decise di coprire la faccia con un velo, il purdah (simile al burqa afghano) e lo impose altresì a tutte le altre donne.
L’espediente tuttavia non funzionò e Tamerlano, scoperto l’adulterio, la fece giustiziare buttandola giù dal minareto appena costruito.
Da questo episodio nascerebbe, secondo la leggenda, l’usanza delle donne di coprirsi integralmente.
Fonte: Uzbekistan — per le steppe dell’Asia Centrale, Polaris, p. 189.
Syob bazar
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Al bazar di Syob si respira ancora l’antica atmosfera della via della seta: i venditori con sorrisi smalianti e toni “da mercato” decantano la loro mercanzia meticolosamente impilata ed esposta; molti sono mercanti da svariate generazioni, ed i loro trisavoli stessi sedevano in quello stesso ambiente — secoli prima — a fare lo stesso antico lavoro.
Anche per l’articolo più minuto bisogna trattare sul prezzo: è l’antico rituale non scritto.
Non è granché dissimile dai numerosi altri mercati in giro per il mondo, con mercanti vocianti che cercano di attirare l’attenzione del cliente — tuttavia il fatto che in quello stesso posto per secoli si siano tenute compravendite attribuisce al luogo un velo di sacralità.
Volgendo verso Nord — tra le montagne di spezie e merce impilata — si intravvede la moschea di Bibikhanum.
Cosa vedere // day #2
Nel secondo giorno, una volta saziati dalla vista del Registan, decidiamo di visitare le attrazioni minori e più disperse nel contesto urbano.
Osservatorio di Ulug Beg
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L’ingresso al “piazzale” da cui poi si accede all’astrolabio — tutto ciò che rimane dell’osservatorio — ha un costo di 30000 sum (circa 3€).
Oltre all’ingresso a ciò che rimane dell’astrolabio — nel prezzo del biglietto avrete anche la possibilità di visitare il museo dirimpetto — una raccolta striminzita di documenti e riproduzione di strumenti astrologici usati al tempo.
Non lontano — seguendo le scale verso Nord — arriverete alla statua dello scienziato.
Dall’Osservatorio decidiamo di metterci in marcia (a piedi) verso il complesso di Sha-i-zinda. Sono circa 2.5km e 45/60 minuti di camminata.
Non che avessimo alternative, ma il paesaggio ci sembrava estrememente meritevole di essere vissuto in modo slow motivo per il quale — invece di contrattare con un driver — decidiamo di farcela a piedi, sotto il sole cocente.
La strada si trova in periferia, è discretamente trafficata — ma il fatto di avere le case solo da un lato (prevalentemente attività commerciali) e dall’altro la montagna la rende estremamente scenografica ed accattivante.
Tuttavia offre scorci di città meno turistici, più locali.
Museo Afrosyiab
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Si trova lungo strada — tra l’Osservatorio ed il Complesso, in una tangente che parte poco dopo l’Osservatorio.
Prende il nome da Afrasiab, re ed eroe di Turan (ovvero il re dell’Asia Centrale). Al suo interno reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi di Samarcanda — attraverso cui si può ripercorrere la storia in modo cronologico, grazie anche alle cinque stanze divise su base cronologica.
Non eravamo particolarmente interessati, motivo per il quale l’abbiamo saltato, per puntare direttamente al complesso di Sha-i-zinda.
Complesso di Sha-i-zinda
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Arriviamo che è praticamente ora di pranzo inoltrata; nonostante fossimo nei pressi dell’ingresso, decidiamo di dare un rapido sguardo da fuori (cosa di cui poi ci siamo pentiti) e optiamo per spostarci — tramite taxi — nel ristorante scelto per il pranzo, il Mansur Shashlyk
E’ sicuramente un posto meritevole di essere visitato, magari anticipando l’uscita dall’hotel e la visita all’Osservatorio — ammesso optiate anche voi per percorrere a piedi il tratto di strada tra l’Osservatorio ed il Complesso.
Di fronte, alcune bancarelle con souvenir estremamente originali.
Mausoleo di Tamerlano
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Da Masur Shashlyk intercettiamo un auto che per 20ooo sum (2€) ci porta alla statua di Amir Temur, non lontano dal suo mausoleo.
Nei pressi della statua, posta al centro di un rondò, si può ammirare l’insegna Samarkand che, nel caso ci fosse qualche dubbio, ricorda al viaggiatore in quale città dell’Asia Centrale si trova.
Dalla statua al mausoleo non sono che pochi minuti di camminata.
La storia del mausoleo è particolare e ci viene raccontata da Erika Fatland nel libro Sovietistan.
Per capire bene chi era Amir Timur — in arte Tamerlano — vi rimando all’apposita sezione
Il Mausoleo di Amir Timur
Nel Mausoleo di Tamerlano giaciono i suoi resti, portati dall’esercito dopo la sua morte, nel 1405, in inverno, a Otrar – in Kazakistan. L’esercito riportò le sue spoglie in un viaggio ad occhio durato alcune settimane e fu tumulato proprio qui, nel Mausoleo.
Nel Giugno del 1941 una squadra di archeologi sovietici aprì la sua tomba per esaminarne i resti. Nella bara, l’iscrizione: “Quando risorgerò dai morti la terra tremerà” — cui seguiva — “chiunque apra la mia tomba scatenerà un conquistatore ancor più formidabile”. Due giorni dopo — Hitler attaccava l’Unione Sovietica. Per la saga “non è vero ma ci credo” — nel Novembre del 1942 — Amir Timur fu nuovamente sepolto con tanto di rito e cerimonia islamica; nei giorni seguenti i tedeschi riportarono ingenti perdite nella spedizione militare in Russia — nella battaglia di Stalingrado.
Dove mangiare
Mansur Shashlyk
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Nemmeno a dirlo — l’inglese è bandito. Ma non avrete problemi a farvi capire, sia a gesti che con un dizionario linguistico base di russo.
Appena accomodati (dove preferite, sia dentro sia fuori) — un operatore vi porterà in visione un enorme vassoio circolare con all’interno delle miniature di insalata: scegliete quella che volete e vi sarà preparata.
A seguire recatevi all’esterno e, dal frigo espositivo, scegliete tra la miriade di shashlyk disponibili e che vi verranno cotti sul momento.
Potete trovare maggiori informazioni sul cibo tipico uzbeko nella pagina introduttiva
Platan
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E’ il ristorante di un hotel in cui, a meno di non andare particolarmente tardi (intorno alle 21/21:30) o prenotare — sarà difficile trovare posto.
E’ il trionfo dell’internazionalità e del turista, in cui potrete assaggiare sia qualche piatto tipico locale (rivisitato in chiave occidentale) sia mangiare pietanze da tutto il mondo. Nel caso siate in astinenza ed abbiate una sana e buona dose di coraggio — nel menù sono disponibili anche un nutrito elenco di pizze.
La nostra prima cena ha un arrivo un po’ travagliato; iniziamo a prendere confidenza con i “taxi” locali e sulle modalità di comunicare prima la destinazione e poi trattare sul prezzo.
Dapprima tutto occupato — si libera qualche minuto dopo una cabina intima.
Ordiniamo e, mentre mangiamo di gusto, bussa alla porta Georgiville.
Georgi non parla inglese; è un georgiano di 64 anni, da più di 20 trasferito in Uzbekistan. Ci regala una melodia con la sua tromba, insieme a tante chiacchiere e storie di vita lontana e, purtroppo per noi, non completamente comprensibile. In queste circostanze — mi piacerebbe davvero poter parlare con le persone.
Ma la nostra “lingua del mondo” e la sua “lingua del popolo” purtroppo appartengono a due fazioni distinte e non si capiscono. Capiamo una parola ogni due, ma ci basta.
Grazie, Georgi.
Bibi-khanum teahouse
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A due passi dalla Moschea di Bibi-khanum — sembrerebbe il posto ideale in cui consumare un piatto tipico uzbeko a due passi da uno dei posti più turistici in senso lato — il Registan. Anche le recensioni su Google Maps erano decisamente positive — tuttavia la nostra esperienza non è stata delle migliori: passi il non parlare inglese (ed a questo, ormai, ci siamo abituati) — ma è tutto il resto che mi porta a sconsigliarlo.
Servizio frettoloso, approssimativo, senza spazio di replica.
Appena entrati — un rapido scambio con la signora alla porta che ci fa scegliere dove preferivamo sederci — e a conclusione mi scappa, per confermare, un davaj seguito, una frazione di secondo dopo, da davajte (resomi conto di aver sbagliato) — formula russa per indicare la forma di rispetto. Non il tempo di correggermi che dalle nostre spalle un’altra signora, con tono perentorio e di rimarco — esclama da-va-j-te!!
Il cibo è discreto, la location non delle migliori, il servizio non eccellente.
Old City Restaurant
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Altro suggerimento — seppur non ci siamo fermati — ma dalle recensioni su Google Maps non sembra niente male.
Nel menù esclusivamente cibo tipico uzbeko.
Da prendere in considerazione qualora la vostra permanenza sia superiore alla nostra.
Supermarket “City Center”
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Nel caso abbiate necessità di cibo (magari per una trasferta) — qui troverete salumi, pane, frutta e snacks per il viaggio.
E’ quanto di più simile ad un “supermecato” europeo abbiamo trovato a Samarcanda, non senza faticare.
Da principio eravamo stati indirizzati al Makon Mall — in cui tuttavia erano presenti solo ristoranti e non grocery shops.
Un giorno e mezzo a Samarcanda, più che sufficienti per vederla, scoprirla, esplorarla nella cultura e nel cibo. E’ qui che capiamo finalmente il detto “ogni auto è un taxi” — accennato in altre occasioni — ma estremamente strano per chi non è abituato a certe dinamiche. E improvvisamente, dopo aver preso coscienza di questo fatto, il nostro viaggio cambia.
Esistono dei bus, ma a mio avviso hanno un sistema troppo complesso con dei tragitti sconosciuti che non vale la pena mettersi a studiare — considerata anche l’assenza di documenti e tragitti su internet.
Il giorno dopo — a metà mattina — un treno ci avrebbe accompagnato da Samarcanda a Bukhara, altro nome illustre della via della seta.
Il sogno continua.