Quando ormai pensavamo che nulla potesse più stupirci dell’Uzbekistan, arriva e Khiva ribalta il finale del viaggio. E’ come Bukhara, ma di più. E’ come Samarcanda, ma di più. E’ come Tashkent, ma più piccola.
E’ Khiva.
Khi-va! — ovvero acqua dolce! — avrebbe esclamato secondo la leggenda il figlio maggiore di Noè quando fondò Khiva 2500 anni fa.
Enormi mura di fango proteggono quel che un tempo era la città di Khiva. Quattro porte permettevano alle carovane di entrare nella città fortificata che ospitava al suo interno moschee, madrase, mausolei.
Varcare una delle sue porte corrisponde a tornare indietro di secoli: cupole azzurre, madrase, minaretti che si alzano verso il cielo e da cui — cinque volte al giorno — il muezzin comanda la preghiera al popolo.
Tutto è in ordine e non c’è bisogno di usare la fantasia per immaginare, un tempo, com’era la città.
La vita — dentro le mura — non sembra essere stata scalfita dai secoli.
L’apparenza, però, inganna — e la città non è così antica come potrebbe sembrare. La maggior parte delle strutture sono del XIX secolo. Le maestranze che l’hanno ricostruita però hanno tenuto fuori l’influenza delle culture esterne e l’hanno plasmata così com’era stata modellata dalla società millenaria di carovanieri — con solide e profonde radici nell’Islam.
Come arrivare
Arriviamo a Khiva per la seconda volta — questa volta ancor più tardi della prima: il sole è tramontato da parecchio ed il freddo notturno inizia a farsi sentire.
Letteralmente devastati dagli ultimi tre giorni di viaggio — decidiamo di uscire a consumare un piatto frugale nei pressi dell’hotel.
Khiva è davvero piccola e, in caso di alloggio nel centro, ogni cosa è a pochi minuti walking distance.
Driver privato
Contattando il vostro hotel di Bukhara (oppure di Khiva) è probabile che riesca ad organizzarvi un transfer. In alternativa — Islambek Travel può aiutarvi a raggiungere la vostra destinazione offrendo per 59$ (ad Ottobre 2022) oppure 79$ (in caso vogliate passare per le cinque fortezze della Corasmia) la possibilità di percorrere i quasi 500km da Bukhara a Khiva (o Urgench).
Treno
Dal sito Uzbekistan Railways potrete prenotare la tratta Bukhara-Khiva con il vostro posto a sedere per circa 80ooo sum (circa 8€) dalla durata di quasi 8 ore.
In alternativa, qualora abbiate voglia di svegliarvi all’alba e partire alle 4:22 — è disponibile il treno notturno con cucetta che — per 233ooo sum (circa 23€) vi offre un letto in scomparto doppio (singolo letto a castello, suite) oppure per 138ooo sum (circa 13€) vi offre un singolo letto in scomparto quadruplo (2 letti a castello, kupe).
Va prenotato con largo anticipo in quanto i posti, nei momenti di maggiore flusso turistico, vanno velocemente a ruba.
Noi abbiamo avuto difficoltà nel prenotarli dall’Italia, motivo per il quale abbiamo organizzato il trasporto con l’agenzia di cui sopra per un costo sostanzialmente simile tenendo conto che a viaggiare eravamo in due.
Aereo
Khiva è a circa un’ora di distanza dall’aeroporto di Urgench motivo per cui con una cifra accettabile (al momento della simulazione 65$) potrete volare con Uzbekistan Airways da Tashkent a Urgench in circa un’ora e trenta minuti.
Se sommate i vari spostamenti ed il tempo necessari per arrivare via terra da Tashkent a Khiva, qualora la vostra idea sia fare il percorso inverso al nostro — da Khiva a Tashkent — il prezzo è estremamente interessante.
Dove alloggiare
La nostra scelta è ricaduta su Minor Boutique Hotel e, con il senno di poi, è stata una scelta ottima per la posizione, un po’ meno per l’hotel — che altro non è che un caravanserraglio abbellito ed elevato in stile.
La sala da pranzo in cui viene servita la colazione è sicuramente la più bella in cui siamo stati. Affreschi ed altorilievi ornano le pareti rappresentando un viaggio attraverso le bellezze uzbeke e le città più rappresentative, in cui non mancano rappresentazioni delle attrazioni contestualizzate nel tempo in cui, attorno, non vi era altro che la sabbia.
Alloggiando qui sarete letteralmente in centro, a cinque minuti (contati) da ogni attrazione di Khiva.
L’hotel dispone anche di terrazza con servizio di ristorante ma le recensioni non erano invoglianti.
E’ un hotel senza pretese, con piccoli difetti dati dall’usura… Il segreto è, come per tante altre cose nella vita, sapersi accontentarsi.
Khiva city life
Mai ci saremmo aspettati di entrare così nel pieno della cultura di un popolo così tanto legato alle proprie radici ed alla propria religione. E così, con grande stupore, viviamo un’esperienza per noi nuova — il muezzin che, per cinque volte al giorno, la prima qualche minuto prima delle sei — dal minareto, sveglia la popolazione e invoglia il popolo alla preghiera.
Per altre quattro volte intonerà preghiere e canti, dall’alto del minareto — l’ultima intorno alle 22:00.
La prima mattina ci siam svegliati di soprassalto in quanto il canto pareva, alle nostre orecchie assonnate, una sirena. Realizzato che invece era un megafono che “diceva qualcosa” abbiamo girato il fianco e ci siamo riaddormentati.
Cosa vedere
Khiva è un dedalo di stradine, alcune cieche — un tempo trafficate da mercanti, merci e cammelli.
Khiva è una delle città più tipiche uzbeke e che ha mentenuto la sua struttura nel corso degli anni. Le attrazioni si trovano tutte dentro le mura e, per accedere ad ognuna di esse, è richiesto il pagamento di un ticket unico della durata di 24 ore.
Quel che salta più all’occhio però è la vegetazione rigogliosa, dopo aver attraversato chilometri e chilometri di nulla, sabbia e polvere — deserto brullo sotto un sole spietato.
La città era nata per il mercato degli schiavi. Era una delle città più floride della Corasmia — non a caso la capitale della regione.
Attorno a Khiva si innalzano varie fortezze — visitate nel nostro viaggio da Bukhara a Khiva.
Itchon kala ovvero la città vecchia, dentro le mura. Per entrare all’interno della città dovrete pagare un ticket di 120ooo sum (circa 12€). Un enormità se paragonato a quanto abbiamo pagato fino ad ora per i ticket d’ingresso.
Si contrappone al Dichon Kala ovvero fuori le mura, dove vive la maggior parte della popolazione.
Da Est il ticket non viene riscosso e potrete — qualora il vostro hotel sia al di fuori delle mura — evitare di pagare il ticket d’ingresso passando dalla porta Est.
Tuttavia lo sconsiglio perchè, con lo stesso ticket, avrete la possibilità di accedere a tutte le attrazioni che la città di Khiva ha da offrire, compreso il magnifico Khuna Ark.
Appena entrati dalla porta ad Ovest — sulla sinistra troverete il Kuhna Ark.
Entrando da Ovest — da Ota-Darvoza, la porta del Padre — la prima cosa su cui lo sguardo inciampa è il Khalta minor.
Khalta Minor
Anche conosciuto come il minareto interrotto. Sarebbe dovuto essere il minareto più grande di tutto il mondo.
Nel progetto orinigario avrebbe dovuto raggiungere 70metri.
Nel 1855 il suo committente morì e i lavori furono interrotti — a soli 26 metri.
Oggi resta così, come un grosso tronco reciso, una muta promessa di realizzazione futura.
Alto 29 metri, con un diametro di 15 metri, si potrebbe dire che è una di quelle strutture che “suscitano simpatia”.
Sotto la sua ombra — venditori pronti a vendere la qualunque. La vivialità del popolo la si vede in queste piccole cose: nel zone limitrofe una bottega con un altoparlante riproduceva musica folk per permettere a chiunque di fare un giro di valzer o un balletto. L’obiettivo è esprimere se stessi, senza curarsi di chi sta intorno.
La moschea Juma
O moschea del venerdì — costruita nel X secolo ma fu profondamente rimaneggiata nel 1788.
All’interno 218 colonne di legno intarsiato ne sorreggono il tetto. Solo una parte di queste colonne appartengono alla struttura originaria, e sono facilmente riconoscibili perchè più usurate dal tempo.
Kuhna Ark
Posizione su Google Maps qui.
Sede ed alloggio dei sovrani di Khiva, compendeva perfino una scuderia, una prigione ed una moschea.
Una volta entrati all’interno della struttura vi troverete all’interno di un cortile. Sulla sinistra — la prigione (costruita agli inizi del Novecento) al cui interno i detenuti venivano costretti a confessare con la tortura (esempio posti all’interno di sacchi con gatti selvatici).
Oltrepassatelo per arrivare alla stanza del trono; veniva usata dal sovrano del khan per dare udienza al popolo. Il trono presente non è tuttavia l’originale ma una riproduzione, in quanto l’originale si trova all’Hermitage a San Pietroburgo.
Il cuore della fortezza è rappresentato dal Bastione Ak Sheik Bobo. Salite sulla sommità, a prescindere dall’orario, e godetevi una piacevole view sulla città. Ricordate di tornarci al tramonto, per vedere i mattoni di terracotta e le cupole turchesi con le spettacolari luci del tramonto.
Verso l’uscita vi imbatterete nella moschea estiva, decorata con piastrelle turchese e motivi floreali.
Particolare — il dettaglio della volta.
Nei suoi pressi anche la zecca.
Palazzo Tosh hovli
Posizione su Google Maps qui.
Letteralmente casa di pietra. La sua storia è affascinante, e merita di essere raccontata.
Al primo architetto cui fu commissionata l’opera fu imposto un tempo massimo di di due anni — tempistiche irrealistiche per i tempi. L’architetto ovviamente fallì e venne fatto decapitare…
L’architetto che gli successe ci impiegò altri otto anni per completare l’opera, con la manovalanza di oltre mille schiavi.
Le varie sezioni furono costruite in tempi diversi: oltre centocinquanta stanze si affacciano su nove cortili.
Madrasa di Mohamed Amin Khan
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Ora hotel — l’Hotel Khiva Madrasah — un tempo aveva la capacità di 250 studenti. Poichè il khan_ voleva la madrasa fosse tra le più grandi del tempo, per costruirla vennero parzialmente abbattute le mura della città.
Attraverso un passerella si può accedere al Minareto Islam Khoja — ma ci viene comunicato dal personale dell’hotel che non è più aperto al pubblico.
Mausoleo di Pakhlavan Mahmood
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Il mausoleo è intitolato al famoso (per i locals_) santo guerriero dell’Islam — che ricorda S. Giornio nella tradizione cristiana.
I guerriero è considerato il patrono della città.
La sua costruzione tuttavia risale al 1800. La stanza più bella non è quella destinata al santo, bensì quella dove è seppellito Mohammed Rakhim Khan II.
Accedere all’interno ha un costo di 10ooo sum (circa 1€).
La Madrasa ed il Minareto di Islam Khoja
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Le due strutture furono voluti dal Grand Visir del khanato e furono realizzati su commissione postuma — assassinato dai rivalit politici per le sue idee eccessivamente riformiste.
Il minareto è alto 45 metri (contro i 45.6mt del Minareto di Bukara .
La madrasa è composta da 42 celle ed è sormontata da una cupola.
All’interno si trova ospitato il Museo delle Arti Applicate di Khiva, in cui sono stati raccolti i manufatti rinvenuti nella regione, appartenenti ad ogni epoca: statue in legno, tappeti, iscrizione su pietra.
Madrasa di Allahkuli Kahn
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Non siamo riusciti a visitarla (per dimenticanza) — ma va riportata per dovere.
Dove mangiare
Khiva è la città che, per quel che è stata la nostra esperienza, ha più da offrire in termini di ristorazione.
In centro è possibile trovare ogni tipo di pietanza — da quella tradizionale uzbeka, al sushi, alla pizza, alla cucina prevalentemente internazionale.
Terrassa Restaurant
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Ottimo ristorante con terrazza all’ultimo piano, cibo ottimo e personale sul pezzo. Cenare sulla terrazza (o sorseggiare una birra o un tè al tramonto) è decisamente una grande experience.
Per arrivarci dovrete salire per tre piani di scale ma sia la vista notturna sia il cibo ne varranno assolutamente la pena.
Tea house Mirza Boshi
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Incontrato un po’ per caso, durante la passeggiata all’interno delle mura, ci è piaciuto e per questo abbiamo deciso di provarlo per quanto la nostra destinazione fosse il Khorzem Art Restaurant.
L’interno — con le sue colonne in legno — ricorda la [Moschea Juma]. Si mangia discretamente.
Khorzem Art Restaurant
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Ristorante con cibo tradizionale uzbeko — purtroppo non siamo riusciti a mangiarci nonostante avessimo voluto. Le foto degli interni sono particolarmente accattivanti e le recensioni — sia su Google Maps sia su Trip Advisor — sono buone.
Khiva Moon
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Ristorante con cibo tradizionale uzbeko con tavoli sia all’aperto, nell’ampio giardino, sia all’interno. Al nostro arrivo non c’erano tavoli all’aperto liberi ma solo all’interno, motivo per cui non ci siamo trattenuti.
Nè il personale nè l’interno è stato particolarmente convincente, d’altro canto… Ma presenta buone recensioni sia su Google Maps sia su Trip Advisor, motivo per cui varrebbe la pena provarlo e per questo motivo era nell’elenco dei ristoranti da provare.
Gastronom
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Negozio di generi alimentare al di fuori delle mura — in cui troverete una vasta scelta di generi alimentari e prodotti locali, dal tè, ai salumi, ai dolci.
La partenza
Ci godiamo l’ultimo tramonto del viaggio da terra uzbeka dalla terrazza dell’Khuna Ark.
Caduto il sole inizia subito a fare fresco e decidiamo di rincasare: le valigie non si preparano da sole.
E ora lo possiamo dire: ciao Uzbekistan!
Khiva: il nostro ultimo stop in Uzbekistan.
La sera, sulle note del muezzin, prepariamo le valigie, con un misto di tristezza per il viaggio concluso ma contenezza, per tornare “nei nostri luoghi”.
A fronte di 10$ un transfer, alle 10, ci attendeva al di fuori dell’hotel per portarci all’aeroporto di Urgench.
Dopo numerosissimi controllo di biglietto e di metal detector, finalmente siamo nella hall (fronte pista di decollo) in attesa del nostro volo.
Nella sala prima dei security check è presente una lounge molto spartana, cui si può accedere al costo di 20$. Nonostante non fosse indicata nè sull’app LoungeKey nè Priority Pass — faccio un tentativo e chiedo se sia convenzionata. La faccia dell’addetta all’ingresso, seppur dalle scarse competenze linguistiche inglesi, mi fa capire come non sappia di cosa stia parlando.
Dopo i controlli di sicurezza nessun tabellone ci avvisa sulle tempistiche o sul gate. Il motivo è presto spiegato: esiste un unico gate.
All’interno un punto ristoro permette di acquistare cibarie e snacks; troverete anche un duty free con vari superalcolici.
Curioso come non ci sia nemmeno un prezzo esposto. Al mio chiedere come mai, l’addetto risponde che avrei dovuto chiedere a lui… Chiedo uno o due prezzi, poi mi stanco e rinuncio: i prezzi ad personam non sono mai stati di mio gradimento.
Alle 14:35 è il nostro turno.
L’aereo Uzbekistan Airways, in arrivo da Tashkent, ci aspetta per accompagnarci nell’ultima parte del nostro viaggio — la tratta da Urgench a Milano Malpensa.