Georgia-Azerbaijan

i vulcani di fango e i petroglifi del Qobustan

Day #7

Con un po’ di ansia, su quello che sarà o non sarà il nostro giorno, ci svegliamo.
Il sole – seppur siano appena le 7.15 – è già alto nel cielo.
Il “manager” ― il giorno prima ― ci ha detto sarebbe venuto nel nostro hotel alle 8.50 per prenderci… Facciamo colazione all’interno dell’hotel, ed alle 8.50 effettivamente il ragazzo è nella hall al piano terra ad aspettarci.

Tiro un sospiro di sollievo. Nel tragitto verso il minibus, però ― la prima doccia fredda: “ci hanno comunicato che le burning mountains (leggi: Yanardag) oggi sono chiuse per via di lavori che stanno facendo…per aprire un ristorante, roba turistica, sai – quindi torneremo un po’ prima e riuscirete sicuramente a prendere il treno”.
Perplesso, saliamo sul minibus.

All’interno una coppia sulla sessantina, @andre1000pix e la sua compagna di viaggio.
Parlano poco, in compenso parla la guida. Mi piacciono i suoi punti di vista politici, le sue parole trasudano patriottismo. Analizza in modo critico le usanze, le tradizioni, i costumi e le scelte politiche di un governo che – ci fa capire – è sempre più lontano dal popolo.

Nel frattempo che lei parla, siamo già arrivati alla nostra prima tappa: la moschea.

Le attrazioni visitabili della Penisola del Abşeron sono nel programma della maggior parte dei tour operator che vi proporranno un pacchetto di un giorno.

La Moschea

Posizione su Google Maps qui.

La prima tappa è una Moschea che viene detta essere una delle più antiche. E’ domenica, e la gente si reca per pregare. Prima di entrare, è necessario uniformarsi con gli indumenti adatti per l’ingresso: pantaloni lunghi per gli uomini, e indumenti lunghi e chador per le donne.

La Moschea degli Uomini è al piano di sopra: è grande, luminosa, con una teca centrale contenente il Corano che viene venerato da una lunghissima fila di persone.

Lui: il sacro Corano.

La Moschea delle Donne è invece al piano di sotto – nel seminterrato ― “vicino alla toilete”.
Non la vedremo.

Stupenda la posizione in cui è stata costruita, con veduta panoramica sul Golfo di Baku nel Mar Caspio. Emblematico il fatto che – di fianco alla moschea – numerosissime pompe di petrolio sono in azione ed estraggono greggio per lo Stato.

I Vulcani di fango (Mud Volcano)

Posizione su Google Maps qui.

Mentre la Moschea rimaneva all’interno dell’area vasta di Baku, per i Mud Volcanos bisogna fare circa 60km verso sud-ovest da Baku.

In questi 60km – il paesaggio cambia completamente e l’illusione del benessere cittadino svanisce velocemente – lasciando spazio a strade polverose, case piccole e squadrate color sabbia (quasi si mimetizzano con l’ambiente), tubi che si snodano per portare il gas nelle varie abitazioni. Tutto è più polveroso, più desertico. Stupendo e nuovo. Nello sfondo – numerose pompe petrolifere sono in azione.

Ci fermiamo in un negozietto lungo strada ― una piccola bottega: compriamo un frutto, una bottiglia d’acqua, qualche snack.

I vulcani di fango sono piccole montagnole grigie che svettano dalla piana del Qobustan – alte qualche metro ― composti da argilla rammollita dall’acqua ed altre sostanze saline – dalla cui sommità eruttano di continuo in seguito alla presenza di metano nel sottosuolo. Sono numerosissimi e delle dimensioni più varie, disseminati sulle colline del Qobustan.

Nelle stagioni piovose ci viene riferito ci sia addirittura gente che si fa il bagno per sfruttare le proprietà benefiche del fango sulla pelle.

Si stima siano presenti tra i 300 ed i 700 vulcani di fango in questa regione.

Qui invece una bellissima animazione del vulcano nel momento in cui erutta:

Non tutti i tour operator vi accompagneranno fino ai vulcani di fango: all’ingresso della riserva – dove la strada asfaltata lascia spazio ad una strada accidentata, polverosa e mal tracciata – numerosissimi autisti locali con auto old-style sovietiche vi aspetteranno. Sarà vostra cura contrattare con loro il costo del passaggio ai vulcani di fango.

Fa tutto parte dell’esperienza: l’ultimo tratto di strada si può fare a bordo di una old fashioned Lada che rischia di rompersi da un metro all’altro ― con il motore che deve essere sfreddato brutalmente con bottiglie d’acqua appena arrivati a destinazione -, pena il dover tornare a piedi.

I Petroglifi della Riserva del Qobustan

Posizione su Google Maps qui.

Non lontano dalla collina dei Vulcani di Fango – la Riserva Naturale del Qobustan diventata patrimonio UNESCO nel 2007 – con all’interno alcune tra le configurazioni rupestri più antiche databili tra 5000 e 20000 anni fa (fonte) rappresentanti battaglie, carovane, insediamenti – testimonianza della vita dei primi insediamenti di vita in Azerbaijan.

All’entrata ― una signora prepara delle piadine. Mi avvicino per curiosare, e scopro essere un cibo tipico locale, mangiato soprattutto dai bambini (il parco pullula di scolaresche!).

Mi faccio coraggio ― e con un sentimento misto tra curiosità e timore ― do il primo morso.

Il parco è articolato in un percorso che illustra varie scene di vita della popolazione autoctona, da alcuni strumenti usati per la vita di tutti i giorni (ciotole, rasoi) e da cisterne per conservare l’acqua.

Sparsi per il sentiero – le rocce musicali – usate come strumento per accompagnare canti tradizionali.

Il Pranzo

Sono circa le 14 quando torniamo a Baku per la pausa pranzo.

Il tour prevede pranzo a buffet presso 50 Qepik in cui si possono apprezzare numerose specialità locali. Per arrivarci ― attraversiamo quel che sembra una periferia non proprio ricchissima di Baku, con spaccati di vita vissuta che fan riflettere e ragionare sulla cultura del luogo. Lontana dallo sfarzo del centro, ma estremamente vera.

Il cibo disponibile è vario e per tutti i gusti.

Ma abbiamo la possibilità di mangiare cose estremamente tradizionali lontano dai posti turistici: cibo locale per locali.

Prendo il vassoio e lo riempio con quel che più mi ispira.
Il pasto è buono.

Ma il dolce ancora di più!

Un’ora di pausa – e si parte verso il tempio zoroastriano.

Atashgah: il tempio del fuoco zoroastriano

Posizione su Google Maps qui.

Luogo di culto dei persiani – il cui nome deriva da “atash-”, fuoco, e “-gah”, casa. Costriuto nel 17°-18° secolo, è stato luogo di culto fino al 19° secolo. Nel 1969 la fiamma eterna naturale dell’altare centrale si spense a causa dell’esaurimento del giacimento sotterraneo del petroli o del gas. Oggi è alimentato artificialmente da gas.

A incorniciare l’altare centrale ci son tanti piccoli basamenti con altrettante fiamme accese.

Consiglio caldamente l’acquisto di qualche souvenir lungo le bancarelle ed i negozietti sotto il portico prima di entrare all’interno del tempio, sono sicurissimo troverete qualcosa di vostro gradimento.

Come ― ad esempio ― qualche sapone: potrete scegliere tra sapone di latte caprino, alle rose, all’arancia, alle mandorle, allo zafferano… un po’ costosi, lo ammetto: 12****AZN l’uno.

Yanar Dag

Non ci siamo andati. Ci hanno detto fosse “chiuso”. L’ho inserito nella lista solo per completezza e per ricordarmi della presa per il sedere che ci è stata fatta nelle nostre 36 ore a Baku.

Se volete sapere di cosa si tratta ― qui la pagina Wikipedia sulla Montagna di Fuoco.

Tour della Città di Baku

Facciamo un giro un po’ approssimativo e veloce della città: vediamo le principali attrazioni, passiamo in quel che è il Circuito di Baku.

La destinazione finale è però il complesso culturale di Heydar Aliyev ― con il suo immenso giardino che ospita di tanto in tanto mostre artistiche a tema.
Il parco si trova nella parte nuova della città, quella più lussuosa e ricca, la vetrina della città in cui lo stato (con i soldi derivanti dalla vendita di petrolio estratto dal sottosuolo ad opera della SOCAR ― State Oil Company of Azerbaijan Republic -, riferisce la nostra guida) investe nella costruzione di nuovi grattacieli.

I Love Baku

Posizione su Google Maps qui.

Si trova nel parco infinito del Complesso Culturale Heydar Aliyev ― che attira numerosissime persone, tra turisti e locali.

Il ritorno

Torniamo all’hotel ― ahimè ― con largo anticipo. Abbiamo perfino il tempo di una birra pigra pre-partenza all’Hard Rock Cafè.

Come da tradizione vorremmo comprare una maglietta dell’Hard Rock, ma come successo numerose altre volte la nostra taglia non è disponibile. Optiamo per una simpatica tazza con la scritta Baku.

Ed una passeggiata tra le vie del centro storico che, nel periodo in cui siamo stati, ospitavano numerosissimi gazebo con prodotti artigianali tradizionali e tipici dei vari stati del mondo.
Ne approfittiamo e compriamo un timone completamente in legno dallo stand della Republica dell’Oman.

Arriviamo in stazione con grande anticipo con la metro.

Saliamo sul treno, prendiamo la busta con l’asciugamano, le lenzuola e la fodera.
Non facciamo in tempo a finire di organizzare il letto, che arrivano i nostri vicini di letto.

Se non altro avremo compagni di viaggio. Il ritorno è meno solitario, più vivace. Pochi turisti, molti pendolari del luogo, molti russofoni. E mentre il treno corre nella notte, ti ricordi delle avventure di qualche anno fa nei territori freddi ex-urss, tra gli stati baltici, la bielorussa, l’ucraina.
E’ un viaggio che ha il sapore del passato.

Curiosità?

Come lettura per il ritorno ho acquistato nella stazione dei treni il libro Azerbaijan: 100 questions answered ― un libro con le domande più frequenti su uno stato non proprio conosciuto.
Ve lo consiglio.
Risponde alle domande più frequenti sulla cultura, sulla lingua, sulle tradizioni, sul cibo, sulla geografia, sulla storia.
Un bel souvenir da portarsi dietro dalla terra dei fuochi. Oppure per approfondire la cultura dell’Azerbaijan in vista di un prossimo viaggio.


Si conclude ufficialmente il day #7 del viaggio alla scoperta della Georgia e dell’Azerbaijan, nonchè le nostre 36 ore a disposizione per esplorare la terra dei fuochi.

E’ stata una corsa continua, ma ne è valsa davvero la pena.
Forse un giorno in più sarebbe stato meglio, ma siamo sicuri che Baku avrebbe mantenuto lo stesso grado di stupore e le stesse impressioni (positive) che ci ha regalato invece in questa visita lampo?

Nel day #8 finalmente con un po’ più di calma esploreremo la capitale georgiana.
Se vuoi leggere dei preparativi del viaggio puoi farlo su questo post.
Puoi invece leggere il day #6 qui.

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